Due anni fa la morte di Alfie Evans, quando un tribunale nega il diritto alla vita
“Oggi la gente conosce il prezzo di tutto e il valore di nulla…” -(Oscar Wilde). Nessuna più di questa celebre frase fotografa nel migliore dei modi il sentimento comune di una larga fetta della società che si è vista in parte complice in una di quelle vicende che riteniamo essere una delle più sconcertanti dell’era della globalizzazione.
Parliamo della vicenda del piccolo Alfie che si è visto negare il diritto alla vita da una sentenza giuridica che aveva deciso che era arrivato il momento di staccare le macchine per la ventilazione assistita che lo aiutavano nella sua difficilissima battaglia contro una malatia neurodegenerativa.
Il solo pensare di passare per un tribunale per decidere le sorti di una vita umana, unicamente perché ha una disabilità, è per noi semplicemente aberrante. Questo concetto torna ancora una volta, e più pericolosamente attuale, in tempi di coronavirus, dove per fronteggiare una emergenza, in parte figlia di una mal gestita programmazione sanitaria, ed in parte, forse, di una ormai troppo radicata cinicità del concetto di vita umana, in alcuni paesi d’oltreoceano, si è pensato di dare priorità di accesso alle cure da Covid 19 ai cosidetti “normodotati”.
Come non ricordare la mobilitazione dei tanti gruppi spontanei, in Gran Bretagna (patria natale di Alfie) come in molti altri paesi del mondo. La stessa Italia era disposta ad accoglierlo, tanto da donargli, sia pur in extremis, la cittadinanza, ma è stata incapace di imporre il proprio peso politico ed i propri valori di tutela della vita senza se e senza ma, rimanendo così inerme a mera “burocrazia giuridica” in nome di valori effimeri ai quali però sicuramente noi non vogliamo sottostare.
E’ pericolosissimo che esistano ancora gruppi di persone e di poteri, soprattutto a sinistra, che si arrogano il diritto di gestire il metro di misura del diritto alla vita. La morte di Alfie non sarà vana ma ci aiuterà a rilanciare il diritto primario di difendere la vita sempre e comunque.
Ciao Alfie.