Dalla Protezione civile un bollettino di guerra al giorno con numeri poco attendibili. Cui prodest?

7 Apr 2020 10:23 - di Maurizio Gasparri
Protezione civile

Numeri e statistiche condizionano da sempre le politiche dei governi. Nella Roma antica il primo censimento fu ordinato da Servio Tullio per la rilevazione di tutti i cittadini e  soprattutto dei loro beni. L’esigenza di quantificare i fenomeni per analizzarli, descriverli ma anche prevenirli è indispensabile, ancor più in questa fase in cui un virus letale sta mettendo in ginocchio mezzo pianeta. Quello che però non si capisce è perché ogni giorno gli italiani debbano sorbirsi il bollettino di guerra quotidiano, e perché questo bilancio venga fatto dalla Protezione civile.

L’elenco quotidiano snocciolato dalla Protezione civile

Sull’utilità, o meno, di questo elenco si potrebbe dire molto. Iniziando dal fatto che, molto probabilmente, il numero dei contagiati, dei deceduti e dei guariti non sia attendibile. A dirlo sono soprattutto tanti amministratori locali che segnalano un numero rilevante di persone, purtroppo decedute nelle loro case, che sfuggono ai rilievi della Protezione civile. Nella bergamasca, ad esempio, molti sindaci hanno rilevato un numero di decessi il mese di marzo triplicato rispetto allo stesso mese degli anni precedenti.

I calcoli sono assolutamente relativi

Di questi, meno della metà sono risultati positivi al coronavirus in seguito alla verifica attraverso tampone. E del resto anche per quanto riguarda i contagiati, i calcoli sono assolutamente relativi. Sicuramente il numero delle persone, per lo più asintomatiche, che circolano nel Paese è di gran lunga più alto di quello registrato finora. A che serve, quindi, il resoconto quotidiano della Protezione civile, laddove sarebbe stato più opportuno fare dei calcoli più precisi ad uso interno del governo, affinché potesse adottare le misure necessarie, e renderli noti solo alla fine di questa terribile tragedia?

La Protezione civile ha un’altra funzione

Viene da domandarsi perché conteggi e statistiche non vengano affidati all’Istat, che ha un ruolo ufficiale per svolgere questa funzione e  una maggiore autorevolezza e cautela nel diffondere cifre non corrispondenti alla realtà. Più si va avanti, più gli italiani sono disorientati da questa sovrapposizione di competenze. La Protezione civile in questa emergenza, almeno ai suoi vertici, sembra aver avuto un ruolo di proscenio laddove sarebbe stato più opportuno scendesse in campo solo per aiutare fianco a fianco medici, infermieri e forze dell’ordine. Ai numeri deve pensarci l’Istat, perché c’è bisogno di certezze, non di improvvisazioni. Ed ancor meno di opportunisti in cerca di fama.

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