Coronavirus, la mappa del contagio: ecco dove l’epidemia potrebbe crescere nei prossimi mesi

1 Apr 2020 16:11 - di Redazione
possibile mappa dei contagi nei prox mesi foto Ansa

Se dunque, come risulterebbe da nuovi studi, il coronavirus viaggia in parallelo al temperatura e tasso d’umidità, sulla base delle prossime indicazioni il Covid-19 potrebbe correre in Sudamerica, Sudafrica, Australia e Nuova Zelanda. O almeno, secondo diversi studiosi, scoprendo il “meteo del coronavirus” è possibile ipotizzare una prossima mappa mondiale di epidemie e contagi dei prossimi mesi.

Coronavirus, la possibile mappa del contagio dei prossimi mesi

Scienziati e studiosi partono dunque da un interrogativo comune: quale potrebbe essere l’area in cui Covid-19 colpirà di più nei prossimi mesi? Scoprendo il “meteo del coronavirus”, abbiamo detto, è possibile ipotizzarlo. E disegnare delle vere e proprie mappe che prevedono il suo viaggio. Mappe che evidenziano come «vaste aree dell’emisfero australe, tra cui America meridionale, Sud Africa, Australia e Nuova Zelanda, presenteranno verosimilmente condizioni ambientali molto favorevoli a una rapida crescita dell’epidemia nei prossimi mesi. Certo, sempre anche in considerazione di un’eventuale assenza di misure contenitive». A spiegarlo sono gli scienziati dell’Università degli Studi di Milano, Francesco Ficetola e Diego Rubolini, autori di uno studio sulle relazioni tra incremento dei casi di Covid-19 e condizioni climatiche.

Il virus viaggia più lento in climi molto caldi e umidi, tipici di certe aree tropicali

Gli esperti del Dipartimento di scienze e politiche ambientali dell’ateneo, analizzando l’andamento dei casi a livello mondiale su un centinaio di nazioni, sono riusciti a “disegnare” delle mappe globali di come il tasso di crescita di Covid-19 potrebbe cambiare nei prossimi mesi. Da qui la previsione che si basa su quanto osservato nella ricerca. Il team ha rilevato infatti che l’epidemia cresce più rapidamente a temperature medie di circa 5°C ed umidità medio-bassa (compresa tra 0.6 e 1.0 kilopascal). E, viceversa, va molto più lenta in climi molto caldi e umidi, caratteristici di alcune zone tropicali. Anche se, puntualizzano gli studiosi, nessuna area popolata del mondo sembra essere completamente inidonea alla diffusione della patologia. Ma, stando al report stilato, si spiegherebbe in questa chiave la possibile diffusione dell’epidemia in vaste aree dell’emisfero australe.

Commenti

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  • Vincenzo 2 Aprile 2020

    Da quando l’umidità si misura in kilopascal (che è unita di misura della pressione)?