Giangrande in via di guarigione dopo la positività al virus. “Sono solidale con gli uomini in divisa”
Nel 2013 dopo aver perso il grande amore della sua vita, perse l’uso delle gambe a causa dell’attentato di cui fu vittima all’esterno di Palazzo Chigi e per il quale il suo aggressore sta scontando una condanna di 16 anni. Da allora, la vita del maresciallo dell’Arma dei Carabinieri Giuseppe Giangrande, 57 anni, è cambiata per sempre. Al suo fianco l’amore di sua figlia Martina, l’antidoto alla sofferenza, un vero e proprio inno alla vita.
Gli è stata accanto, appena ventenne, quando fu gravemente ferito e per tutto il tempo della riabilitazione. Allo stesso modo è stata al suo fianco adesso, durante un’altra dura battaglia: quella contro il coronavirus.
Il maresciallo Giangrande, infatti, è risultato positivo al tampone qualche settimana fa. «Non è del tutto passata, non è stato ancora debellato, siamo in via di guarigione – racconta al Secolo -. Sono in casa, ho la compagnia di mia figlia che sta affrontando la sua seconda quarantena».
«Non so come sia successo – dice – sicuramente durante il tragitto che compio dalla mia abitazione per andare a fare fisioterapia. Non ho altri motivi per i quali uscire, se non questi. Certo è – prosegue ironicamente – che non mi ha toccato le spalle e non mi ha chiesto permesso prima di entrare. Quando meno te lo aspetti può arrivare il contagio».
Non si abbatte il maresciallo Giangrande, lui che ha sfidato la morte ed è rinato per la seconda volta: «Bisogna avere pazienza – dice – possiamo farcela. Se abbiamo pazienza, rispettiamo le regole e la smettiamo di uscire per le stupidaggini, ce la faremo».
E’ l’invito che rivolge a tutti, l’unico modo per arginare il contagio e per preservare la salute delle persone che abbiamo a cuore. Il maresciallo Giuseppe Giangrande invita tutti a restare a casa anche per non vanificare l’impegno e l’enorme lavoro di medici, infermieri e forze dell’ordine.
A proposito di queste ultime a lui tanto care, dice: «Sono solidale con tutti gli uomini e le donne in divisa in trincea. Il lavoro che svolgono è certosino, veramente impegnativo e di grande sacrificio. A tutti loro va il mio più grande in bocca al lupo. Cioè che fanno è encomiabile».