“Viaggio al Pianeta Aipotu”, un apologo di Furio Gubetti sulla giustizia giusta

20 Feb 2020 14:39 - di Marco Zama

Chi lo sa se a Berlino ci sarà ancora un giudice o se, per trovarlo, bisogna davvero spingersi fino ai confini della nostra galassia e compiere un viaggio al pianeta Aipotu. È quesa la scelta compiuta da Furio Gubetti – psichiatra, criminologo, già parlamentare per il centrodestra – in questa sua avventura immaginaria, trasferita in un apologo (Viaggio al Pianeta Aipotu, alla ricerca del giusto processo, edizioni Segno, pagg.118, euro 12,00) che ci conduce piacevolmente dentro un mondo migliore. Scritto come una fiaba vissuta in un pianeta lontano, popolato da esuli terrestri, il libro si fa apprezzare per la semplicità del racconto. Gli uomini ricostruiscono su Aipotu condizioni di vita, ordinamenti, usi e costumi che sono la bella copia dei nostri, ormai inutilizzabili, traviati, corrotti; insomma da buttare.

Tutto comincia con la sovrappopolazione, che nel pieno del terzo millennio grazie alla scienza troverà una possibile e praticabile via d’uscita. Si scopriranno nuovi pianeti dove sarà  possibile vivere, s’inventeranno mezzi di trasporto più veloci della luce, vi saranno esseri umani che sceglieranno d’imbarcarsi per scrivere un nuovo capitolo della propria vita. Se si sarà fortunati, si potrà finire precisamente ad Aipotu, dove tutto è diverso, a cominciare dalle piccole cose: giornali digitali con pochissima cronaca nera, canali tv senza pubblicità, metropolitana efficientissima. Ma il protagonista Mark, avvocato deluso dalla giustizia terrestre, sarà curioso soprattutto di sapere se è come funziona lassù l’universo giudiziario. A fargli da guida (beato lui) una bella donna, sottosegretario alla giustizia, che Mark finirà per sposare.

Ecco, finalmente, la patria della giustizia giusta. Processi brevi, giudice monocratico dominatore assoluto, equo e severo, magnanimo e deciso. Sul pianeta vige la pena di morte. Nessuno scandalo, perché capita anche lassù d’imbattersi in killer irredimibili, in violentatori di bambini, in assassini seriali. Meglio la pena capitale dell’ergastolo, è la spiegazione. Su Aipotu i valori di riferimento sono Libertà, Merito e Solidarietà (il secondo e il terzo hanno sostituito Uguaglianza e Fraternità) perché solo una retorica menzognera può illudere che, fin dalla nascita, non vi siano diversità – di talenti o di valori – tra i singoli esseri umani. Il merito mira a mettere a frutto quei talenti, la solidarietà assicura pari diritti per tutti. Si contrastano le droghe ad Aipotu, si regola la prostituzione, si convive una diversità di genere pienamente consentita, ma che non può accoppiarsi con l’intolleranza e, quindi, non può pretendere di violentare leggi naturali e dignità delle persone (come accadrebbe in caso di maternità surrogate).

Giustizia giusta, quindi, ma non solo. Come scrive Alessandro Meluzzi nella prefazione, Furio Gubetti ritrova nel pianeta lontano virtù e valori, regole e costumi che sulla Terra abbiamo smarrito, corrotto e snaturato. Il necessario equilibrio si potrà ritrovare “grazie alla parola di Gesù o rispolverando Kant con il suo Cielo stellato sopra di noi e la legge morale dentro di noi”. L’importante è che non si finisca nell’illusoria isola di Utopia. Quando saremo finalmente rinsaviti, sarà bene fare esattamente l’opposto, proprio come Furio Gubetti, che non a caso ha chiamato il suo pianeta Aipotu. Se non ci avete ancora fatto caso, si tratta precisamente del contrario di Utopia.

 

 

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