Saguto, la Procura chiede 15 anni e 10 mesi per l’ex-giudice di Palermo. I pm: «vergognatevi»
E’ durissima la requisitoria del pm Maurizio Bonaccorso prima della richiesta delle pene al processo sul cosiddetto “cerchio magico” di Silvana Saguto, l’ex-Presidente della sezione Misure di prevenzione del Tribunale di Palermo. Accusata di corruzione e peculato. E, nel frattempo, radiata dalla magistratura. Per lei la Procura di Caltanissetta chiede 15 anni e 10 mesi di carcere.
Sono pietre più che parole quelle che volano nel silenzio gelido dell’aula bunker del carcere di Caltanissetta. Dove si processa un sistema di corruzione consolidato. Il pensiero non può che andare agli oramai numerosissimi magistrati che hanno tradito la toga e l’onore della categoria. Alla sbarra ci sono altri 14 imputati del cosiddetto “cerchio magico”. Oltre alla Saguto.
I pm: «il sistema Saguto era perverso e tentacolare»
«Venti anni fa la magistratura italiana era ancora considerata unico baluardo in un paese dominato dalla corruzione e flagellato dalle consorterie mafiose», dice Bonaccorso.
«Oggi non è più così e dobbiamo dire “grazie” a quei magistrati che sono imputati in questo processo. Dobbiamo dire “grazie” a quei magistrati che sono indagati attualmente dalla Procura di Perugia. Dobbiamo dire “grazie” ai magistrati che sono stati coinvolti dall’indagine sul Palermo calcio».
Per Bonaccorso, quello «creato e gestito» da Silvana Saguto era un sistema «perverso e tentacolare». Che «ha sfruttato e mortificato il suo ruolo di magistrato». Ma «è sbagliato parlare di processo all’Antimafia».
Per le amministrazioni giudiziarie sotto la guida dell’ex-presidente Saguto, «era la prassi – accusa il pm Bonaccorso – inserire persone senza alcuna competenza. Come si sente anche dalle stesse intercettazioni».
La Procura: «Scelte persone in base a amicizia e parentela»
«Sono persone che non sanno dove mettere le mani. – rincara la dose la pubblica accusa – Persone scelte in base all’amicizia o alla parentela».
«Non so come finirà. Magari Nicola Santangelo e Carmelo Provenzano verranno assolti – azzarda il pm Bonaccorso – Ma per questa vicenda dovranno vergognarsi a vita».
Parlando dei due imputati, il magistrato spiega: «i due, con una lettera, decisero di trasferire a Castellammare del Golfo un ragazzo che lavorava alla Motor oil di Caltanissetta, Andrea Repoli. Mandando a 250 chilometri di distanza un giovane che percepiva 800 euro al mese. Lo scopo era quello di metterlo con le spalle al muro. E, poi, licenziarlo per giusta causa».
Per la Procura di Caltanissetta, l’ex-giudice Silvana Saguto, al centro del processo sulla gestione dei beni sequestrati in coeso a Caltanissetta «era la figura centrale di un vincolo associativo stabile». Un sistema composto da «Saguto, Carmelo Provenzano e Nicola Santangelo». Rispettivamente docente e coadiutore giudiziario e amministratore giudiziario.
«La prova del vincolo associativo stabile – dice il magistrato, seduto accanto al Procuratore Amedeo Bertone e alla pm Claudia Pasciuti– emerge dalla frequenza dei rapporti dei soggetti».
Chiesta la condanna anche per marito e figlio della Saguto
Alla fine della requisitoria nel bunker del carcere di Caltanissetta, Amedeo Bertone, chiede 15 anni e 10 mesi per Silvana Saguto. Nove anni e undici mesi è la richiesta per il marito di Silvana Saguto, Lorenzo Caramma. E sei mesi di reclusione per il figlio Emanuele Caramma.
Chiesti per gli amministratori giudiziari Gaetano Cappellano Seminara 12 anni e tre mesi. Due gli anni per Walter Virga. Assoluzione per Aulo Gigante. E dieci anni e 11 mesi per Nicola Santangelo.
E, ancora: otto anni e un mese per il colonnello della Dia, Rosolino Nasca. Quattro anni e quattro mesi per il docente universitario Roberto Di Maria. E undici anni e dieci mesi per Carmelo Provenzano. Cinque anni è la richiesta della Procura per la moglie, Maria Ingrao. E quattro anni e sei mesi per la collaboratrice di Provenzano Calogera Manta.
Sei anni per l’ex-prefetto di Palermo Francesca Cannizzo. Due anni e mezzo per l’ex-giudice della sezione misure di prevenzione Lorenzo Chiaramonte. Chiesta l’assoluzione per il padre di Silvana Saguto, Vittorio Saguto «perché il fatto non costituisce reato».
«Siamo in presenza di fatti di una gravità inaudita», dice il pm Maurizio Bonaccorso. Che alla fine della requisitoria chiede la trasmissione degli atti alla Procura. E l’imputazione per falsa testimonianza per la giudice Daniela Galazzi.
Stesse richieste anche per Giuseppe Barone, giudice del Consiglio di Stato. E ancora. Per Marta Alessandra, Roberto Nicitra, Gianfranco Scimone, Laura Greca, Alessandro Bonanno, Giuseppe e Dario Trapani, Vera sciarrino, Alessio Cordova, Dario Maiuri, Giuseppe Rizzo e Stefano Scammacca.