Foibe negate, parla la cugina di Norma Cossetto: “Basta col mito del partigiano buono”

10 Feb 2020 10:57 - di Lucio Meo

Norma Cossetto, uccisa ancora. Dai partigiani negazionisti. “Provocatori che dovrebbero solo provare vergogna e che invece, non avendo più altre armi, pensano che occorra comunque sollevare provocazioni, ingiurie, instillare dubbi candalosi”. Così Diana Cossetto, risponde in un’intervista al quotidiano ‘Libero‘ rilasciata ad Antonio Rapisarda, all’uscita dell’Anpi di Lecce che ha definito ‘presunta martire’ la sua procugina Norma Cossetto, la giovane studentessa di Lettere istriana uccisa nell’ottobre del ’43, dopo essere stata stuprata, linciata. E infine gettata in una Foiba, dai partigiani di Tito.

Il ricordo di Norma Cossetto

Insieme ai suoi fratelli, Diana ha raccolto il testimone non solo di Norma, medaglia d’oro della Repubblica e simbolo dell’oppressione comunista nel confine orientale. Ma di tutta la tragedia che è costata la ‘patria’ agli italiani di Istria, Fiume e Dalmazia.

“Il mio cognome rappresenta una forte responsabilità. Perché sento, con i miei parenti, il dovere di parlare della storia di Norma Cossetto, delle Foibe e degli esuli ai ragazzi e alle nuove generazioni. – continua Diana Cossetto – Portiamo con orgoglio questo cognome perché siamo orgogliosamente figli di due esuli istriani. Un popolo fiero e laborioso che ha dovuto, da niente, ricominciare a vivere con dolore e sacrificio. Per tutto ciò siamo orgogliosi di chiamarci Cossetto”.

Il negazionismo sulle Foibe

“E’ il campionario del negazionismo e del giustificazionismo. Noi i crimini li conosciamo bene, li conoscevamo
già nel ristretto ambito degli esuli e delle nostre storie personali. – prosegue Diana Cossetto su Libero – Adesso però che le atrocità vengono portate sotto i riflettori con la Giornata di ricordo con il film Red Land, con il fumetto Foiba Rossa, con il Magazzino 18 di Simone Cristicchi. Adesso che questa vicenda inizia a diventare un patrimonio storico-culturale degli italiani probabilmente questo esercizio democratico crea nervosismo, fastidio. A chi fino a oggi ha creato il mito del partigiano comunista ‘eroe buono'”.

Le polemiche sul convegno al Senato

In merito all’evento organizzato dall’Anpi nella Biblioteca del Senato Diana Cossetto dice che è stata una “scelta inopportuna”. “Tra l’altro noi come comitato dei familiari delle vittime avevamo scritto una lettera di protesta. Che dire: si fanno dei passi avanti istituzionali per poi farne altrettanti indietro. Dare all’Anpi la possibilità di parlare al Senato delle foibe sappiamo benissimo che scopo ha: giustificare, ridurre il fenomeno. È ora di finirla”.

Riguardo alle parole del presidente della Repubblica, Sergio Mattarella. “Con questo gesto le istituzioni si sono dimostrate vicine, attente, sensibili alla tragedia che ha colpito la gente istriana, fiumana, dalmata e giuliana. – sottolinea Diana Cossetto – Le sue parole mi hanno aperto il cuore, toccando tutti gli argomenti che noi da anni portiamo avanti nel silenzio e che via via, per fortuna, sono diventati patrimonio nazionale”.

Il martirio della Cossetto

“Norma ha subito un martirio, non ci sono altre parole per definirlo. E non è stata la sola: ci sono state le esecuzioni senza processo, gli annegamenti, le fucilazioni, gli stupri. Tutto questo contro civili inermi. E quindi lo ribadisco. Norma è stata una martire perché era una ragazza che non aveva fatto del male a nessuno. – racconta ancora Diana Cossetto – Era la figlia del podestà fascista, possedeva la tessera Guf come migliaia di studenti che prenderanno poi la tessera del Pci.…. Norma non si è genuflessa, non ha accettato di collaborare con i partigiani. Ma non odiava e non aveva mai ferito nemmeno una mosca. Contro di lei è stata fatta una violenza inaudita”.

“Sono cresciuta con la figura di Norma in famiglia. È sempre stata presente. Mio padre ci ha continuamente portato al cimitero a portare un fiore per lei, parlandocene con molta timidezza e senso del pudore. Perché mio padre si è trovato sul ciglio della foiba dove è stato riesumato il suo corpo. – conclude Diana Cossetto – L’ha vista, le ha tagliato i fili di ferro ai polsi, l’ha riconosciuta. È rimasto molto colpito, era suo coetaneo, erano molto vicini. Non è mai riuscito a dimenticare”.

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