Coronavirus, sos di Fontana: emergenza a Lodi. 51 ricoveri, 17 in terapia intensiva. Non c’è più posto. E a Codogno…

28 Feb 2020 17:23 - di Martino Della Costa
emergenza coronavirus a Lodi foto Ansa

Altro che ironia e sbeffeggiamenti, l’allarme di Fontana sull’epidemia del coronavirus è serio. Molto chiaro. E va ben oltre una tendenza alla sordina su diffusione e velocità del contagio che sembra incombere in queste ore. Ore convulse e difficili, specie in Lombardia. Proprio da lì, non a caso, da Lodi e da Codogno, arriva ora l’ennesimo grido d’allarme. «Purtroppo questa notte è scoppiata un’altra emergenza a Lodi», ha dichiarato poco fa il governatore della regione. Che poi ha proseguito: «A Lodi, improvvisamente nel pomeriggio di ieri, c’è stato un affollamento di ricoveri. 51 ricoveri gravi, di cui 17 in terapia intensiva».

Coronavirus, emergenza a Lodi: l’annuncio del governatore Fontana

E ancora: «La cittadina non ha un numero sufficiente di camere di terapia intensiva, per cui i pazienti sono stati trasferiti in altre terapie intensive della Regione», ha spiegato il presidente della Lombardia Attilio Fontana su La7. «Se si ridesse meno della mascherina e si guardasse il problema più attentamente credo che sarebbe saggio», ha quindi aggiunto. Insomma, quella appena trascorsa, è stata una nuova notte d’emergenza a Lodi, a causa di un improvviso affollamento del pronto soccorso. A renderlo noto il presidente della Regione Lombardia Attilio Fontana intervenendo all’Aria che tira su La7 sull’emergenza coronavirus. Da dove poi ha concluso il suo intervento, ribadendo una volta di più: «È acclarato che il problema di questo virus non è il tasso di mortalità, ma la velocità di contagio. Non tutti i casi, fortunatamente, sono gravi. Ma tanti richiedono un ricovero ospedaliero, impegnando posti letto che sono destinati all’attività ordinaria delle strutture». L’emergenza coronavirus, insomma, è tutt’altro che scongiurata…

L’sos del sindaco di Codogno: «Qui rischiamo danni devastanti»

Sempre dalle zone rosse, poi, arriva un altro allarme. Quello lanciato da sindaco di Codogno Francesco Passerini, che dalla città epicentro del contagio, poco fa ha lanciato l’ultimo sos: «Non possiamo esser lasciati soli. Cinquantamila persone hanno messo in stand-by la loro vita». Così all’AdnKronos il primo cittadino di Codogno, il comune in provincia di Lodi in quarantena per il Coronavirus. Il quale, nel ritrarre un quadro il più aggiornato possibile sulla situazione incandescente di quell’area, ha spiegato: «Al di là delle edicole riaperte ieri, e solo grazie ad un accordo ad hoc per poter tenere informati gli abitanti della zona rossa, la situazione non è cambiata affatto. È tutto chiuso – continua Passerini – e l’emergenza più grande è proprio per l’economia del territorio. Qui rischiamo danni devastanti. Abbiamo avuto notizia che da lunedì, e forse già da domani, riusciranno ad aprire i primi sportelli postali, almeno per le pensioni». Poi Passerini annuncia: «Stiamo pianificando il tutto per gestire il maggiore afflusso. Soprattutto di anziani, negli uffici, attraverso file separate a evitare assembramenti di persone».

Passerini al governo: «Non lasciateci soli»

Ma è al sistema produttivo lodigiano che Passerini pensa. «Adesso si sta facendo molta insistenza col Governo per le attività produttive. L’emergenza è che non si distrugga un sistema produttivo fino ad oggi mai in perdita. Tenerlo bloccato porterebbe a un danno economico devastante. C’è stato anche modo di far arrivare una segnalazione di tutti noi sindaci dell’area rossa a Palazzo Chigi per chiedere un’apertura graduale», spiega. «Per dire, abbiamo la realtà della Mta, leader mondiale nella microcomponentistica meccanica, che ha la filiale cinese di Shanghai aperta. E quella di Codogno, dove è nata, che è chiusa». «Da subito – continua il sindaco di Codogno – abbiamo chiesto misure cautelative in caso di criticità lavorative, mutui, affitti, affinché non ricadano sul contribuente con una rata unica. E siamo in attesa di questi dispositivi. Discorso diverso è quello del permesso lavorativo. All’interno dell’area rossa non sono mai state poste questioni, piuttosto dalle aziende al di fuori che avevano dipendenti nell’area rossa. Alcune sembrano non riconoscere il decreto presidente del Consiglio. Per la pubblica amministrazione, ad esempio, è stato creato un giustificativo ad hoc. Mentre per le partite iva, gli artigiani, i commercianti e le imprese siamo in attesa di risposte dal Governo».

Vite sospese in attesa di risposte del governo…

«Stiamo cercando di rispettare tutte le disposizioni perché questa emergenza duri il minor tempo possibile. Ancora oggi rispondiamo a 350 contatti al giorno – conclude Passerini – numeri enormi in relazione al territorio. Le richieste? Le più disparate – aggiunge – Dalla donna con il marito ricoverato a Milano e che non ha modo di vedere. All’operaio che deve certificare all’azienda che pur risiedendo altrove è domiciliato a Codogno. Dai pasti a domicilio per gli anziani, ai farmaci salvavita. Dall’assistenza ai disabili, all’albero pericolante da abbattere. Ci siamo inventati una “radio zona rossa” grazie alla partecipazione della parrocchia e ai volontari. Quella che un tempo si chiamava “Radio Codogno” e che al canale 100,3 fm è stata riattivata per far arrivare notizie alle persone anziane con due bollettini ogni giorno. Uno alle 11 e uno alle 17, subito prima del rosario»…

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