Non dite ai sinistrolesi che Rita Pavone è una cantante. Rula a Sanremo potrà vendere fiori

8 Gen 2020 6:00 - di Francesco Storace

Vadano a curiosare su Wikipedia. Basta una frase, che racconta la giovinezza di una straordinaria artista italiana: “La vita torinese tuttavia è molto intensa: Rita deve aiutare economicamente la famiglia con lavori saltuari presso una camiceria”. Ai rossi di oggi piacciono di più quelli che si cibano a ostriche e champagne, quella ragazza di allora cresciuta e nota a livello mondiale per le sue canzoni e non per le fesserie in televisione da Fazio e compagnia, non va bene. Scatta la parolaccia: “E’ sovranista”. Che per molti italiani è invece una medaglia.

Rita Pavone, a Sanremo, non dovrà esibire la tessera elettorale. Ha un curriculum di canzoni piazzate al pubblico del pianeta cento volte di più di tutti gli altri cantanti che si esibiranno all’Ariston. Dovrebbero dirle tutti grazie, anziché insultarla a mezzo social.

Ma la sinistra italiana è così, con i suoi derivati grillini. C’è da averne davvero paura e per questo gli italiani se ne vogliono liberare: se non la pensi come i detentori del pensiero unico, sei spacciato. Ti rovinano la carriera. Ti linciano nella professione. Ti distruggono. Conta più la bandiera di partito che la voce. A Sanremo, capito?

A Sanremo con Bandiera Rossa…

Con grande coraggio hanno messo a raffronto le fotografie di Rita e Rula. Eroici. E soprattutto intelligenti, mica sessisti (lo ripetiamo, perché pretendono anche il monopolio della difesa della donna, e pure dell’offesa).

Poi, si è distinta in maniera particolare la solita Repubblica, quella del razzismo altrui. Un articolo pieno di insulti prelevati sui social dal cronista che li cercava ridendo sotto i baffi. Perché bisognava scrivere per forza della reazione-popolare-e-democratica contro una delle cantanti italiane più conosciute e apprezzate nel mondo.

La Rai, col tipico pavidume che caratterizza un’azienda ancora esposta ai marosi della politica politicante, riserverà un posto all’Ariston anche all’eroina Jebrael. Che, diciamolo tra noi, avrebbe fatto migliore figura al concertone del primo maggio a piazza San Giovanni. Perché a Sanremo – ha ragione Nicola Porro – si infila con la pretesa di impartirci la solita musica, quella di Bandiera Rossa in versione parlata. Ce ne faremo una ragione aspettando il turno della voce di Rita Pavone. Non ci sarà bisogno di par condicio. Perché la Pavone è inarrivabile. Anche alla sua bellissima età.

Commenti

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  • Ivana 9 Gennaio 2020

    É il festival della canzone, ma siccome non ci sono più contenuti, si supplisce con riempitivi. E questo ,,anche se non non sono d’ accordo, lo potrei anche accettare, ma la politica no, no, no. Queste masse di politicanti fanno tutto meno che adoperarsi per una politica costruttiva e discreta. Sono solo beceri chiacchieroni.

  • salvatore caruana 8 Gennaio 2020

    sono costernato al pensiero che rula sarà pagata con i soldi del canone. a quanto ammonta il suo compenso? che c’entra lei con lo spettacolo? ci romperà ancora gli zebedei? è possibile sapere cosa ha pubblicato (è una giornalista, non vive in italia e di conseguenza non paga le tasse qui da noi e credo che ai più sia una sconosciuta totale).

  • Cristiani Riccardo 8 Gennaio 2020

    Quanti secoli sono che viene auspicata la non intrusione della politica o peggio deila partitocrazia o ancor più dell’ideologia dalla Rai!. Dobbiamo rassegnarci?

  • fabio dominicini 8 Gennaio 2020

    Italiane, Italiani mostrate metaforicamente le palle !!!
    Non sintonizzatevi sul canale Rai che trasmette il Festival di SanRemo !!!

  • Silvia Toresi 8 Gennaio 2020

    Sinistrolesi!!!!!! Forte questo termine e anche giusto!!!!!!!

  • eddie.adofol 8 Gennaio 2020

    La PAVONE ha ragione il festival di San Remo è, e sarà anche ITALIANO ma il pd lo vuole trasformare in Giardino Zoologico e, poi con un presentatore che a parecchi sta anche antipatico anzi….. alla maggior parte…….PRIMA GLI ITALIANI VERACI… poi tutti gli altri animali.