“La foto del Duce non viola gli standard”. Facebook di nuovo condannata per le sue censure

31 Gen 2020 18:22 - di Viola Longo
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Quella censura si era connaturata così, fin da subito, come del tutto ideologica e ingiustificata. Stavolta la contestazione riguardava specifici post. Dunque, se non altro, era più circostanziata. Nondimeno il Tribunale di Chieti l’ha ritenuta altrettanto arbitraria, entrando nel merito di quei post che secondo Facebook avrebbero violato gli standard della Community.

Il giudice spiega il no alla censura

Il giudice – ha spiegato Sinagra nel suo post – ha correttamente osservato che egli (Mussolini, ndr) è stato “Capo di governo dello Stato italiano e come tale è stato riconosciuto nella Comunità giuridica internazionale. Egli […] non è stato oggetto di alcuna sentenza di condanna per attività illecite e la decisione della sua fucilazione non è certo scrivibile a rango di pronuncia giurisdizionale, nemmeno di autorità di fatto. Le sue condotte non sono state ritenute difformi dal diritto internazionale dell’epoca, sia generale sia pattizio”. “Quanto alla bandiera della Rsi – ha scritto ancora Sinagra – il giudice ha osservato che la Repubblica Sociale si è manifestata nel diritto internazionale generale come soggetto pieno per la sua connotazione di effettiva sovranità. Non viola, poi, gli standard della Community il post relativo alla tragica morte di un pilota di guerra”.

A tutela dei diritti costituzionali fondamentali

“Tutto ciò ad avviso del giudicante, costituisce “esercizio del diritto costituzionale fondamentale di libertà di manifestazione del pensiero, avvenuto in modalità improntate a continenza e insuscettive di limitazioni”, ha sottolineato ancora Sinagra. L’avvocato ha anche spiegato che lui e il collega Colaiacovo hanno già “predisposto la citazione in giudizio di Facebook per il risarcimento dei danni derivanti dalla sua illecita condotta” nei confronti di CasaPound. “Abbiamo già predisposto anche l’Atto di costituzione nel giudizio di reclamo promosso da Facebook contro l’Ordinanza del Tribunale di Roma del 12 dicembre 2019, di inesorabile condanna di Facebook. L’udienza si terrà il 14 febbraio“, ha chiarito Sinagra, per il quale “ormai è chiaro che Facebook agisce nel preordinato disegno di violare libertà e diritti fondamentali. In pregiudizio di una parte politica e a vantaggio di un’altra”.

L’ironia sottile di Sinagra verso Facebook

“Da chi ha avuto l’input non m’interessa. Posso dire solo una cosa: Vergogna!”, ha quindi chiosato l’avvocato, che ha chiuso il suo post come lo aveva aperto: citando strofe dell’inno anti-inglese del 1941, noto anche come Canzone di primavera“Adesso viene il bello, adesso viene il bello …”. Un altro guizzo di perfida ironia riservata da Sinagra a Facebook.

Commenti

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  • lauro 3 Febbraio 2020

    Dopo CasaPound adesso le foto del duce ,ormai è chiaro che procedono imperterriti con le loro censure, a questo punto è inevitabile la chiusura di Facebook ,che pretende di pilotare i suoi utenti