La condanna di Cavallini, avvocati delusi: ignorata la scomparsa del cadavere di Maria Fresu
Strage di Bologna, parlano gli avvocati di Gilberto Cavallini. E si dicono delusi ma non sorpresi della sentenza di condanna. “In un paese che ancora non fa di tutto per riaprire quegli armadi da sempre chiusi è difficile che dopo 40 anni si ottengano sentenze che facciano avanzare la verità”, dice l’avvocato Gabriele Bordoni.
La scomparsa del cadavere di Maria Fresu
E continua: “Credo, anzi, che quella di oggi sia una sentenza che sovverte erroneamente la valutazione espressa da decine di magistrati che si sono preoccupati della condotta di Cavallini rispetto alla strage esaminando lo stesso identico compendio probatorio mentre l’unica novità rilevante emersa nel processo e legata alla scomparsa inspiegabile del cadavere di Maria Fresu non è stata minimamente valorizzata”.
“Quando anche alla luce dei nuovi elementi la Corte si è mantenuta fermissima nel non fare propria nostra istanza – insiste il legale dell’ex Nar – ho capito che lo spunto che poteva nascere era già sopito. E la sentenza di oggi è una conseguenza. Cavallini l’ha detto, è pronto a soffrire in silenzio perché sa di avere molti debiti con la giustizia, soprattutto quella di Dio. E’ amareggiato e deluso. Noi il coraggio di aprire quegli armadi lo abbiamo avuto, gli altri no. Perché questa chiusura, questo muro delle parti civili? Ai familiari delle vittime va il massimo rispetto, il mio e di tutti, mi riferisco però a chi li rappresenta tecnicamente, ai colleghi di parte civile, che si sono messi di traverso quando dalla difesa abbiamo portato quell’istanza. L’interesse per la verità dovrebbe essere di tutti, dovrebbe arricchire, magari a carico degli stessi imputati. In questo processo andavano superati non solo gli steccati ideologici ma anche quelli processuali”.
Ragionare nell’ottica dei tre gradi di giudizio
Rincara la dose l’avvocato Alessandro Pellegrini: “Sono deluso ma non sono stupito. Come tutti i processi, qui bisogna ragionare nell’ottica dei tre gradi di giudizio. Siamo solo all’inizio, questo è il primo round, poi ci sarà l’Appello e la Cassazione. Non è detto poi che il processo finisca alla Cassazione di Roma, potrebbe anche finire a Strasburgo”. “Queste vicende giudiziarie – prosegue Pellegrini – essendo fatte di una materia opinabile risentono spesso di valutazioni difformi a seconda dei gradi di giudizio. Io e il collega Gabriele Bordoni certo non perdiamo né la grinta né la volontà per andare avanti con la massima determinazione, ancora più di prima”.
Il vero processo ci sarà in Cassazione
Anche Valerio Cutonilli, autore del libro “I segreti di Bologna”, commenta all’Adnkronos la condanna all’ergastolo di Gilberto Cavallini. “La condanna di Cavallini non mi sorprende, la via giudiziaria continua a confermare quello che sostiene da 39 anni. Non è per me, la sentenza, motivo di sorpresa; gli elementi che ritengo utili di questo processo per la conoscenza della verità sono quelli emersi dalle operazioni peritali”. E aggiunge: “E’ stato scoperto che nella tomba Fresu c’erano i resti di altre donne, una vera e propria faccia che non può essere attribuita a nessuna delle 85 vittime censite – aggiunge Cutonilli – tutti elementi che rafforzano il sospetto che la scena sia stata inquinata nella immediatezza dei fatti e che il contenuto della Strage di Bologna sia diverso da quello ipotizzato fino ad oggi. La base da cui ottenere la verità è nelle risultanze operative e credo che il processo Cavallini inizierà solo in Corte di Cassazione, a Roma. A Bologna c’è un problema ambientale che non permette una serena valutazione. Nel frattempo – incalza – non bisogna far cadere l’attenzione su quelle valutazioni peritali emerse recentemente: la strage di Bologna è forse diversa da quella che i magistrati continuano a mostrare”.
Mazzanti: la battaglia per la verità continua
Massimiliano Mazzanti, esponente e fondatore di Fratelli d’Italia Bologna, afferma che “la riqualificazione del reato – dal 285 al 422 cp – con un articolo che assorbe tutti i reati connessi, compresi gli omicidi in danno di ciascuna vittima della strage, dimostra che, per giungere al verdetto di colpevolezza, la Corte abbia completamente messo da parte la questione della vittima ignota e della scomparsa di Maria Fresu. Cioè, dell’unico dato nuovo, certo scientificamente, emerso nel dibattimento. Per tanto, in attesa dell’immancabile appello, la battaglia per la verità continua e con maggior forza”.
Nella condanna a Gilberto Cavallini all’ergastolo, infatti, la Corte di assise ha riqualificato il reato dall’articolo 285 del codice penale, che punisce “chiunque, allo scopo di attentare alla sicurezza dello Stato, commette un fatto diretto a portare la devastazione, il saccheggio o la strage territorio dello Stato o in una parte di esso” nel reato previsto all’articolo 422, che punisce chiunque, fuori dei casi previsti dall’altro reato, ha commesso il fatto “al fine di uccidere, compie atti tali da porre in pericolo la pubblica incolumità” provocando la morte di persone. Verrebbe quindi a cadere la finalità dell’azione di attentare alla sicurezza dello Stato.