Storie di ragazzi laureati che faranno i netturbini: Barletta simbolo di un Paese fallito

9 Dic 2019 12:21 - di Stella Mele
laureati

Non è passata inosservata la graduatoria definitiva di una selezione appena conclusa nella città di Barletta, per 13 posti da operatore ecologico. Le prime nove posizioni sono occupate da laureati, molti dei quali a pieni voti, in Ingegneria, Economia, Lettere, Marketing e Scienze Motorie: prova del fatto che per troppi giovani, ormai, avere una laurea è diventata una “colpa”.
Quelle di Barletta sono tredici storie di ragazzi laureati che avevano altri sogni. Ma anche 13 storie di giovani che hanno avuto il coraggio di scendere a compromessi con la vita pur di lavorare; pur di non delinquere, pur di non abbandonare la loro terra, i loro affetti, le loro famiglie. Di fronte a queste storie si prova l’orgoglio di una generazione che, nonostante i titoli brillanti, sceglie di rimboccarsi le maniche. E di candidarsi per un posto socialmente umile; si prova l’orgoglio dell’umiltà e della forza d’animo del Meridione. E si prova l’orgoglio del riscatto e del coraggio di una generazione troppe volte definita gratuitamente “bambocciona” e “choosy”.

Laureati, un doppio fallimento

Ma se da un lato questo senso di dignità ci consente di provare orgoglio, dall’altro è difficile non sentire sulle spalle tutto il peso del duplice fallimento. Dello Stato e del mercato. Questi ragazzi laureati del sud, i neo assunti, i tredici operatori ecologici, hanno investito anni della propria vita a formarsi per professioni intellettuali. E lo hanno fatto con le loro famiglie. Assieme alle quali hanno sognato. Mentre sognavano pagavano tasse, libri, abbonamenti per i mezzi pubblici, affitti fuori sede. Si sacrificavano perché speravano in un futuro migliore. Lo Stato, per questi ragazzi, come per tantissimi altri, ha tenuto in piedi corsi di laurea, cattedre, segreterie, personale e servizi vari.

Un Paese fallito

E invece oggi quei sogni vanno in soffitta per lasciare il posto alla certezza che adesso, inevitabilmente, raccogliendo buste della differenziata o spazzando foglie dai viali, le menti di quei giovani si spegneranno. (Non esiste competenza o abilità che possa essere conservata senza stimolo costante). E se il sistema è sbagliato, se in questo Paese oggi c’è qualcuno che ci impone qualche folle paramento europeo da rispettare, significa che siamo un Paese fallito.
Una certezza alla quale si accompagna il dubbio dell’aver commesso, nel caso di specie, un errore di fondo: l’aver attribuito un maggior punteggio in graduatoria alla laurea, per una mansione che non la richiedeva. Penalizzando chi non aveva un titolo di studio elevato e che magari aveva immaginato di potersi dare un’altra opportunità con un lavoro non di concetto.
Ammirevoli questi ragazzi, laureati e non, che non si arrendono ad una terra così parca di occasioni lavorative, ma che purtroppo sono anche la dimostrazione di un’Italia che non riesce più a costruire una società giusta, marginalizzando i giovani, le menti, affinché a prevalere sia il nulla. È sempre la stessa “Storia”, quella “Infinita”.
Quella nella quale Atreju chiedeva: “che cos’è questo nulla? Gmork: è il vuoto che ci circonda, è la disperazione che distrugge il mondo e io ho fatto in modo di aiutarla.
Atreju: ma perchè? Gmork: perchè è più facile dominare chi non crede in niente, e questo è il modo più sicuro, di conquistare il potere.”

 

(Stella Mele è consigliere comunale di FdI a Barletta)

 

Commenti

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  • giovanni vuolo 9 Dicembre 2019

    In compenso i bibitari fanno carriera.