Somalia, quasi 200 le vittime. Le estorsioni di Al Shabab ai tassisti di Mogadiscio dietro all’attentato
C’è un motivo prettamente economico dietro all’ultimo attentato che ha sconvolto la Somalia. E che ha fatto quasi duecento vittime. Tra loro ottanta morti. E oltre cento feriti gravi. L’attentato è stato compiuto sulla strada per Afgoye. Nella periferia di Mogadiscio verso il South West.
Ne è convinto Mario Scaramella. Che in Somalia dirige la Scuola di Diritto della Università Statale del South West. E che all’Adnkronos spiega il perché di questo ultimo efferato attentato in Somalia. Realizzato con ordigni esplosivi improvvisati. E su vetture di kamikaze reclutati certamente da Al Shabab. Proprio nel vicino Stato del South West, nei centri logistici del basso Shabelle.
Così Al Shabab esercita il racket del pizzo in Somalia
”La attribuzione ad Al Qaeda del vile attentato contro civili è certa”, sostiene Scaramella.
“In effetti Al Shabab, che è attualmente la più strutturata delle articolazioni qaediste al mondo, rivendica ogni violenza ed atto terroristico in Somalia, sia effettivamente compiuto da propri apparati sia altrui, perché ha una esigenza di propaganda”.
Secondo Scaramella, Al Shabab“deve dimostrare la propria forza ed efficienza per pretendere il pizzo su ogni attività produttiva” in Somalia.
“Quello di ieri è un atto di terrorismo economico – assicura il direttore della Scuola di Diritto della Università Statale del South West – volto a scoraggiare i cittadini onesti dal pagare le tasse al rivale, cioè allo Stato Federale ed ai suoi organi”.
”I somali in pratica non pagano tasse ma solo il racket ad Al Qaeda o a Daesh, le due principali organizzazioni del terrore”, spiega Scaramella.
E ricorda che “solo recentemente il governo era riuscito ad imporre ai piccoli tassisti che guidano le rosse macchinette treruote che hanno invaso Mogadiscio a pagare una tassa simbolica, primo contribuito della economia libera alla amministrazione legittima”.
Nel mirino dei terroristi la tassa sui tre ruote dei tassisti
“Una sorta di tassa di circolazione per quei tre ruote. Che garantiscono, da un paio di anni, la mobilità. E, quindi, i commerci ed i servizi nella Capitale”, chiarisce Scaramella.
Insomma “in fila per pagare le tasse, i tassisti e tante altre vittime civili sono stati bersagliati da chi pretende di essere l’unico spaventoso esattore“.
Gli sforzi del governo e della magistratura somala per una normalizzazione del paese sono enormi.
Il 10 dicembre Mogadiscio aveva ospitato una riunione di investitori privati italiani interessati alla ricostruzione ed ai commerci, Ma ogni attentato azzera tutti gli sforzi della società civile e dei partners internazionali della Somalia.
“Un paio di giorni fa c’era stata la riorganizzazione dei servizi speciali. Tutto ormai, sia l’intelligence che la sicurezza nazionale, è sotto il controllo di Fahad Yasin, chiacchierato proprio per i suoi presunti legami con Al Qaeda e con il Qatar“, aggiunge Scaramella. Che, da anni, studia le dinamiche del terrore nel Corno d’Africa.
Secondo l’esperto, “non si possono escludere regolamenti di conti fra i molteplici gruppi di potere nel paese: purtroppo – conclude – il terrore è ancora la principale arma della politica in Somalia”.
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