Saviano ha un nuovo idolo: è Marco Cappato. “La politica dei diritti ha il suo volto”
Roberto Saviano ha un nuovo idolo. E invita tutti a festeggiarlo. È Marco Cappato, assolto per avere aiutato dj Fabo a morire. Per Saviano è lui il profeta dei diritti da ringraziare in eterno. Figura che quasi va a sostituirsi a quella di Gesù, la cui nascita ci accingiamo a festeggiare.
“Caro Marco Cappato – scrive su Twitter Saviano – la tua assoluzione per aver aiutato dj Fabo è un dono che ci hai fatto e di cui ti saremo sempre grati. Eri in aula quando hai saputo della scomparsa di tua madre e sei rimasto lì, ad attendere la sentenza. La Politica che ha al centro i diritti ha il tuo volto”.
Un’altra che fa gran festa è Monica Cirinnà: “Il fatto non sussiste. Non è reato aiutare chi lo chieda a morire secondo la sua visione della dignità. L’assoluzione di Marco Cappato apra una pagina nuova per la politica. Che deve assumersi le responsabilità e decidere, in Senato sono depositati 2 testi del Partito Democratico”.
Anche Scalfarotto palude alla sentenza che assolve Cappato: “Grazie sempre e ancora una volta a Marco Cappato e ai radicali. L’Italia, senza il loro incredibile coraggio e la loro meravigliosa cocciutaggine, sarebbe un posto meno umano, meno aperto e meno civile. Grazie”.
Marco Cappato assolto, Saviano plaude ma i Pro life no
Tra tanti applausi e tra tanti ringraziamenti c’è per fortuna chi si fa venire qualche dubbio. Lo fa l’associazione Pro Vita e Famiglia chiedendosi se sia davvero così civile inneggiare all’eutanasia: “L’assoluzione di Cappato è un caso apripista drammatico. La Corte d’Assise di Milano, recependo la decisione della Corte Costituzionale di legalizzare il suicidio assistito, ha aperto al caso per caso in futuro e creando una grave crepa nella diga che tutela il diritto alla vita. L’Italia farà la fine dell’Olanda”. “L’eutanasia e il suicidio assistito – conclude Pro Vita – rimangono una vergognosa pratica incivile e da adesso in poi sarà più facile risparmiare agevolando la morte della persona malata che pesa sullo Stato e sulla sanità. Altro che dignità della morte, è il ritorno alla barbarie: ci stanno dicendo che chi non è più efficiente è meglio che si tolga di mezzo da solo”.
Mario Adinolfi, fondatore del Popolo della Famiglia, giudica l’assoluzione un errore gravissimo. “Un errore gravissimo perché le conseguenze non sono ancora state identificate: vorrei capire cosa succederà quando un domani Cappato dovesse aiutare un altro disabile a uccidersi, stavolta a Roma anziché a Zurigo. Allora vorrei capire davvero se i giudici costituzionali sentiranno il rimorso della propria coscienza”. “Mi appello a Mattarella, al presidente della Corte costituzionale, che sono dei cattolici, mi appello alle forze in parlamento e come Popolo della Famiglia siamo in campo per sensibilizzare tutti – ha sottolineato Adinolfi – affinché si arrivi a una legge che torni a far considerare la vita umana come un bene indisponibile”.