La marcia di Radetzky è nazisteggiante. Follia al Concerto di Capodanno: nuovo arrangiamento

23 Dic 2019 13:15 - di Redazione
Radetzky

Giù le mani dalla marcia di Radetzky. Invece no: il politicamente corretto, la frenesia censoria della psicopolizia in stile orwelliano, va a colpire anche una tradizione lieta del Concerto di Capodanno. La marcia che viene eseguita nello scoppiettante finale avrà infatti un nuovo arrangiamento, meno marziale e più soft. E perché? Perché l’arrangiamento attuale è opera di Leopold Weninger, compositore iscritto al partito nazionalsocialista. Un arrangiamento che risale agli anni Trenta del Novecento.

Sembra uno scherzo ma purtroppo non lo è. Fu invece Johann Strauss padre, nel 1848,  a comporre la celebre marcia in onore del feldmaresciallo Johann Joseph Wenzel, conte Radetzky. Il neo-direttore dell’orchestra viennese Andris Nelsons, nato a Riga nel 1978, ha deciso dopo decenni di rivedere la versione che conosciamo e proporne un’altra che il primo violino dell’orchestra viennese, Daniel Froschauer, ha descritto come “finalmente libera dalle ombre brune del passato”.

Il guaio è che il Concerto di Capodanno è un’istituzione dello stesso Adolf Hitler: quindi che si fa? Si cancella anche quello? Il punto oscuro è come si possa aver paura di un festoso battimani che da Vienna entra nelle case di milioni di persone visto che il Concerto è trasmesso in 90 paesi. A questo punto solo la sana reazione del pubblico può riportare alla ragione la censura musicale.

Inoltre non si capisce come si possa rendere meno militarista una marcia scritta per esaltare il comandante delle truppe imperiali. Domande che, va da sé, rendono ridicoli i propositi della Wiener Philharmoniker.

Commenti

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  • Lorena Zingarelli 2 Gennaio 2020

    Stiamo raggiungendo livelli di idiozia mai visti!

  • Ivone Ruzzon 23 Dicembre 2019

    povero mondo , come per Checco Zalone i Radical shic non sanno più cosa inventare e si attaccano anche alla musica con la scusa che è troppo marziale . Un paio di anni di militare in Israele potrebbe essere una cura sufficiente ( spero )

  • roberto 23 Dicembre 2019

    Spero ardentemente che il pubblico che sarà presente a teatro disapprovi pesantemente ogni variazione imposta da un quarantenne che non capisce niente. Le opere, come pensate dagli autori, devono rimanere tali e non dileggiate dall’intervento del “politically correct”.