Governo, Conte boccia l’operazione “responsabili” di Fioramonti. Di Maio ringrazia
Fioramonti no, Renzi sì. E sempre nel segno di Di Maio. Se mai ci fosse stato qualcuno dubbioso circa l’organicità di Giuseppi Conte alle convenienze politiche del M5S, è vivamente pregato di ricredersi. Già, perché – almeno a dar retta a Repubblica – pare sia stato il premier in persona, dopo averla pianificata, a cancellare d’imperio l’operazione “responsabili” che si andava coagulando attorno al nome dell’ex-ministro dell’Istruzione. «Ogni manovra potrebbe essere destabilizzante. I quattro partiti che mi sostengono sono sufficienti», avrebbe tagliato corto il presidente del Consiglio.
«Iniziativa destabilizzante»
Un comportamento, il suo, specularmente opposto a quello che ebbe nel momento in cui Matteo Renzi staccò i suoi dal Pd per formare Italia Viva. Vero che allora non mancò di esternare il proprio disappunto per aver appreso della neonata sigla a cose fatte. Ma è altrettanto vero che la mossa di Renzi consentiva a Di Maio di riprendere fiato dopo il passaggio dall’alleanza con la Lega a quella con il Pd, fino a quel momento identificato come il partito dell’odiato Renzi. La circostanza che questi andasse via in quelle stesse ore un pochino aiutava nella percezione del pateracchio che si stava consumando. Del resto, i grillini sono gli stessi che camuffarono per vittoria il calo dall’annunciato 2,4 al 2,04 della previsione del deficit nella manovra economica dello scorso anno. Per dire che nel gioco delle tre carte Di Maio e compagni hanno davvero pochi rivali.
Avrebbe creato problemi a Di Maio
Ma questo è ieri. Ora, invece, il premier ha stoppato Fioramonti impedendogli di fare la stessa operazione di Renzi. E ancora una volta è Di Maio a beneficiarne. Un ministro che si dimette rispettando l’impegno preso non è notizia di tutti i giorni. Può trasformarsi in una calamita per i tanti nostalgici della purezza del MoVimento delle origini. E, diciamolo pure, in una imbarazzante pietra di paragone per i disinvolti grillini di Palazzo. E questo spiega perché, agli occhi di Conte, Renzi stabilizzava e Fioramonti no. Ora come allora, Di Maio, commosso, ringrazia.