Fioramonti, Valditara: «Troppa retorica su scuola e università. Il governo ha fallito»
27 Dic 2019 17:02 - di Redazione
Dimissioni di Fioramonti e analisi di un fallimento. «Dunque il ministro Fioramonti si è dimesso. È la certificazione del fallimento di un governo in un settore strategico come scuola, università, ricerca». Giuseppe Valditara, docente universitario ed ex deputato di An, in un articolo su Libero fa l’analisi del fallimento del governo su scuola e università. E parla delle dimissioni di Fioramonti.
Le richieste di Fioramonti
«Fioramonti – scrive – aveva chiesto tre miliardi aggiuntivi in legge di bilancio. Un miliardo e settecento milioni erano già stati individuati dal precedente ministro Bussetti per avviare la trattativa di rinnovo del contratto 2019/2021 con i sindacati della scuola. 80 milioni di euro erano già stati accantonati per il 2020 nella scorsa Finanziaria per integrare il Fondo di finanziamento degli atenei. Al fine di pagare la biennalizzazione degli scatti dei docenti universitari. Si trattava ora di fare quantomeno la stessa operazione fatta lo scorso anno. Trovare risorse ulteriori non solo per sostenere il sistema universitario ed evitarne il collasso. Ma anche per rilanciarlo, dando un segnale di fiducia verso un settore decisivo per il Paese».
Fioramonti, arrivati solo 300 milioni di euro
Valditara spiega che «sulla scuola, le risorse aggiuntive messe in manovra sono state appena 300 milioni di euro. I sindacati lamentano l’assenza di almeno altri 900 milioni di euro senza i quali, a fine triennio e dunque nel 2021, l’aumento lordo oscillerà tra i 70 e gli 80 euro. Altro che i 100 euro promessi da Fioramonti». All’università è andata peggio. «Il Dipartimento Alta formazione e ricerca – scrive ancora – aveva lanciato l’allarme».
Mancano i soldi
Valditara spiega che «occorrevano almeno 90 milioni di euro aggiuntivi per pagare l’aumento di stipendio dovuto per legge ai prof. 70 milioni ulteriori per pagare gli scatti biennali. 50 milioni per finanziare un piano straordinario di assunzione di ricercatori di fascia B. Come già fatto lo scorso anno quando si incrementò la quota rispetto al passato: da 1300 a 1511 nuovi ricercatori. E poi, una decina di milioni per consentire il passaggio dei ricercatori a tempo indeterminato a professori associati. Analogamente a quanto fatto lo scorso anno. Il Dipartimento aveva chiesto anche 40 milioni aggiuntivi sul diritto allo studio. Ne sono arrivati 31 anche grazie ad un emendamento parlamentare promosso da maggioranza e opposizione, che ha aggiunto 15 milioni di euro alla somma stanziata dal governo. Non ci sono nemmeno i soldi per il contratto del personale tecnico-amministrativo dell’università…».
Biblioteche senza risorse
Valditara puntualizza che «non si hanno risorse adeguate nemmeno per rendere competitive le biblioteche universitarie. A proposito di investimenti infrastrutturali, lo scorso anno si ottennero dal Mef 400 milioni di euro immediatamente cantierabili in cofinanziamento, per una cifra complessiva di circa un miliardo di euro da destinare ad un piccolo piano Marshall, come ebbi a definire, per la edilizia universitaria. Questo è l’unico miliardo che l’università italiana vedrà». E infine, «non vi è stata infine nessuna volontà di proseguire quanto avviato lo scorso anno per il lancio del trasferimento tecnologico. E inoltre, poche idee e molto confuse sulla necessaria riforma dei concorsi universitari… È mancata in questi quattro mesi di gestione giallo-rossa dell’istruzione, e della ricerca una visione strategica, una consapevolezza dei reali problemi, un dialogo costruttivo. Al di là di tante chiacchiere retoriche e ideologiche è mancata una politica riformatrice».