Strage di Bologna, il ricordo del testimone: «c’era un corpo decapitato sotto il treno al binario 1»

25 Nov 2019 13:32 - di Massimiliano Mazzanti
strage di Bologna del 2 agosto 1980

Riceviamo da Massimiliano Mazzanti e volentieri pubblichiamo sulla strage di Bologna:

Caro direttore,

Michele R. è ancora uno dei più noti personaggi della ristorazione bolognese. Ma, nel 1980, assieme a Levin Dov, gestiva un negozio di HI-FI in via Augusto Righi, alle spalle di piazza VIII Agosto. Cinquecento metri, in linea d’aria, dalla stazione centrale di Bologna. Alle 10.25, come tutti coloro che abitavano o lavoravano in zona, venne sorpreso dalla tremenda esplosione. A questo punto, però, è meglio ascoltare direttamente le sue parole. Che ricostruiscono, in maniera esemplare, i momenti immediatamente successivi alla strage di Bologna.

«Pensammo, io e Levin, che fosse esplosa una bombola del gas. Quelle che, allora, usavano svariati gestori delle bancarelle di piazza VIII Agosto».

E quando capiste che non si trattava di piazza VIII Agosto ma di un’esplosione alla stazione?

«Praticamente subito. Vendevamo radio, televisori, HI-FI, come si diceva allora. E molti di quegli apparecchi erano accesi. Iniziammo ad ascoltare le notizie che si susseguivano».

Perché, quindi, decideste di recarvi in stazione? Per semplice curiosità o per dare una mano, come fecero tanti?

«Ascoltammo, dopo le prime confuse notizie, gli appelli a farsi avanti a tutti coloro che avevano sangue del “gruppo zero”. Ma anche l’appello a tutti i medici di mettersi immediatamente a disposizione. Caso volle che io avessi il sangue di “gruppo 0”. Mentre il mio socio, pur avendo deciso di fare tutt’altra professione, era un medico, regolarmente laureato».

Quindi, correste là, alla stazione?

«Ci sembrò la cosa più logica da fare, dal momento che proprio da lì si coordinavano i soccorsi. E ci ritrovammo così al primo binario. Proprio in mezzo allo sconvolgimento causato dall’esplosione, tra la sala d’aspetto distrutta e il treno fermo. E’ quello che si vede ancora nelle immagini di repertorio, investito dai detriti e con persone che vi erano finite sotto».

E in quel frangente vedeste qualcosa di particolarmente agghiacciante, non è così?

«Si, mentre mi guardavo attorno attonito, Levin richiamò la mia attenzione. E mi disse: Guarda là, Michele, c’è un corpo senza testa sotto il treno! Io, però, non volli guardare. Lui era pure medico. Era sicuro di aver visto un corpo decapitato».

E Levin Dov ora dove si trova?

«Credo che sia ancora vivo. Anche se non lo sento da tempo ormai. Penso che sia tornato a vivere in Israele. E credo che ricordi bene ciò che vide allora. Così come io ricordo benissimo cosa mi disse. E l’impressione che gli fece quella visione».

Sa che si è sempre negata l’esistenza di una salma decapitata?

«Guardi, non è che io abbia seguito la vicenda della strage di Bologna con così tanta accuratezza. Ricordo, però, che, anche all’epoca, sui giornali o nelle televisioni, qualcuno parlò di un corpo decapitato. E quando lo sentì dire, pensai che fosse la stessa persona che aveva visto Levin. Quel che si dice oggi non lo so. Ma mi è difficile, tornando indietro con la memoria, pensare che si sia sbagliato. Rimase inorridito da ciò che vide».

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