Pamela, l’omaggio del Cis a Roma. I giudici: «Oseghale voleva un rapporto non protetto»
Omaggio a Pamela Mastropietro. Lunedì 25 novembre, alle ore 10.30, una delegazione del comitato “donne 7 marzo” del C.I.S. (Centro iniziative sociali) e del Coordinamento Roma-Sud sarà in Piazza Re di Roma per deporre un fascio di fiori sulla targa che ricorda l’orrendo assassinio della giovane uccisa dalla mafia nigeriana. Sarà presente anche la mamma di Pamela. Proprio oggi sono emersi nuovi e agghiaccianti particolari sulla sua morte. Sei mesi dopo la sentenza di condanna all’ergastolo di Innocent Osaghale i giudici della Corte di Assise di Macerata hanno depositato le motivazioni della decisione.
Pamela, le motivazioni dei giudici
La Corte di Assise di Macerata in un passaggio delle motivazioni della sentenza di condanna scrive che «Oseghale abusava delle condizioni di inferiorità, quanto meno sicuramente fisica di Pamela di cui era ben consapevole per avere nell’abitazione un frettoloso rapporto non protetto. Cui la ragazza, plausibilmente abbozzando una reazione, non aveva acconsentito con quelle modalità. Desideroso soltanto di appagare il proprio istinto, senza troppo tergiversare e senza attendere che Pamela smaltisse completamente gli effetti dell’eroina». Nelle motivazioni la Corte di Assise di Macerata spiega che Pamela era in una condizione di inferiorità. Non solo perché legata all’assunzione di droga ma anche per la patologia della quale soffriva. La Corte ricorda infatti che Pamela era affetta da “patologia borderline”. «Sotto tale profilo – sottolineano i giudici – non può certo parlarsi di libertà sessuale da parte di Pamela. Che aveva avuto rapporti anche con due ospiti della comunità. Rappresentando la promiscuità sessuale espressione della malattia e non di un consapevole e valido consenso».
Tagliata a pezzi in modo lucido
In un altro passaggio la Corte di Assise di Macerata parla del modo in cui la ragazza è stata ridotta, in modo affatto casuale. Anche dalle foto dei resti emerge che «il depezzamento del corpo era effettuato lucidamente e con precisione da parte di una mano esperta. E non attingendo il corpo con coltellate vibrate a caso da parte di persona impaurita e intenzionata soltanto a sezionare, in tutta fretta, un cadavere da introdurre nelle valigie». Infine la Corte di Assise di Macerata dispone la trasmissione al pm degli atti relativi alle dichiarazioni rese da due testi, rispettivamente il collaboratore di giustizia Vincenzo Marino e il ‘tassista’ abusivo che accompagnò Oseghale a sbarazzarsi delle due valigie con dentro i resti della ragazza.