Libia, arrivano 200 mercenari russi per liberare il Paese dal terrorismo. Come accadde in Siria

5 Nov 2019 18:32 - di Domenico Bruni

Libia, verso una soluzione? Duecento mercenari russi sono giunti in Libia nelle ultime sei settimane per combattere tra le fila dell’Esercito nazionale libico del generale Khalifa Haftar. Lo scrive il New York Times, parlando della campagna messa a punto dal Cremlino per ricalibrare la sua influenza in Medioriente e in Africa. Dopo quattro anni di supporto finanziario e tecnico dietro le quinte a Haftar, la Russia sta infatti ora intervenendo in modo diretto nella guerra libica. Anche con l’introduzione di aerei militari Sukhoi, raid coordinati con missili e fuoco d’artiglieria di precisione, e con cecchini. ”E’ esattamente come in Siria”, ha detto il ministro degli Interni del governo di Tripoli, Fathi Bashagha. La Russia sostiene quindi Haftar insieme agli Emirati Arabi Uniti, all’Egitto, all’Arabia Saudita e, talvolta, alla Francia. Con l’obiettivo di contenere l’Islam politico, contrastare le milizie e riportare l’ordine. Dall’altra parte c’è il governo-fantoccio di Tripoli in carica dal 2015 con l’appoggio delle Nazioni Unite e, ufficialmente, degli Stati Uniti e di altre potenze occidentali, anche se il sostegno pratico arriva solo dalla Turchia.

Libia come una seconda Siria

L’intervento dei mercenari russi legati al Cremlino è solo uno dei parallelismi che il Nyt vede con la guerra in Siria. I mercenari del Wagner Group, azienda privata vicina al Cremlino che ha guidato anche l’intervento russo in Siria, sono coinvolti nel conflitto. Lo riferiscono tre alti funzionari libici e cinque diplomatici occidentali non identificati. Le Nazioni Unite, che in Siria e in Libia stanno percorrendo la via diplomatica senza risultati, ritengono ormai che l’embargo sulle armi libiche sia diventato ”uno scherzo cinico”. Ma la posta in gioco in Libia è più alta. Grande tre volte il Texas, la Libia controlla ampie riserve di petrolio, con una produzione di 1,3 milioni di barili al giorno nonostante il conflitto. Le sue coste sono un punto di partenza per decine di migliaia di clandestini diretti in Europa, mentre i deserti sono paradisi per gli estremisti islamici.

La prima guerra coi droni protagonisti

Intanto la Turchia e gli Emirati hanno trasformato la Libia nella prima guerra combattuta principalmente con droni. Le Nazioni Unite stimano che negli ultimi sei mesi le due parti abbiano condotto oltre 900 missioni con aerei senza pilota. Ma sul campo la guerra è tra le milizie con meno di 400 combattenti impegnati in entrambe le parti. Gli scontri avvengono quasi sempre in pochi distretti alla periferia sud di Tripoli. ”C’è una notevole discrepanza tra la battaglia libica sul campo e la tecnologia avanzata dei cieli con le interferenze straniere. Sembrano due mondi diversi”, ha detto Emad Badi, studioso libico del Middle East Institute. E ora l’arrivo dei 200 mercenari russi potrebbe cambiare gli equilibri.

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