Anas, inchiesta “Buche d’oro”: mazzette in cambio di appalti. Nove arresti a Catania

30 Nov 2019 16:06 - di Redazione
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È di nove persone, di cui sei in carcere e tre agli arresti domiciliari, il bilancio dell’operazione “Buche d’oro” coordinata dalla Procura di Catania. Per tutti l’accusa è di concorso in corruzione nell’ambito dell’inchiesta sui lavori di rifacimento delle strade affidati all’Anas della sezione etneo. Il filone d’indagine – il terzo della serie – comprende anche la sostituzione di barriere incidentale e la manutenzione delle opere in verde. L’inchiesta ha scoperchiato un giro di controllo di appalti per 4 milioni di euro e all’individuazione di profitti criminali per 500 mila euro.

Le confessioni dei funzionari Anas

Le indagini, condotte dalla Finanza, trovano riscontro in intercettazioni, accertamenti bancari, documentazione relativa ai lavori e, soprattutto, sulle confessioni dei funzionari Anas. Più di uno ha infatti ammesso il giro di mazzette che stava dietro ogni appalto. A far crescere i profitti illeciti provvedeva, inoltre, anche la mancata esecuzione delle opere previste nei capitolati di appalto. Era la direzione generale dell’Anas o della struttura territoriale di coordinamento di Palermo a soprintendere le gare in questione. Spesso venivano aggiudicate anche con ribassi superiori al 50 per cento.

La giunta Musumeci: «Commissariamento inevitabile»

Sul fronte politico, merita menzione la netta presa di posizione della giunta guidata da Nello Musumeci. L’assessore alle Infrastrutture, Marco Falcone, ha infatti annunciato che la regione Sicilia «chiederà il commissariamento di alcune opere che sono strategiche per la Sicilia, al fine di aumentare i livelli di trasparenza, celerità ed efficacia degli interventi». Una richiesta improrogabile, soprattutto dopo questa terza tranche dell’inchiesta “Buche d’oro” sugli appalti Anas nell’Isola. «Abbiamo dovuto prendere atto – ha detto ancora Falcone – di come l’inchiesta sulla presunta corruzione in Anas non si sia ancora fermata. Vogliamo rivolgere un nuovo attestato di merito alla magistratura, impegnata nel portare alla luce vicende e dinamiche che non fanno bene né all’immagine dell’azienda di Stato. Purtroppo – ha concluso -, siamo davanti a fatti che rallentano o rischiano addirittura di annullare gli sforzi che stiamo mettendo in campo in Sicilia tramite consistenti investimenti pubblici».

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