Sul “tagliapoltrone” il centrodestra s’inchina all’anti-Casta e rinuncia alla politica
Potevamo vedere il governo in ginocchio. Invece ci ritroviamo Di Maio in trionfo. È questo il solo punto politico che illumina la scena del tagliapoltrone. Tutto il resto è contorno, sovrastruttura, procedura. A vincere sono solo i grillini perché in un colpo solo recuperano l’identità appannata dal Palazzo e blindano la legislatura con annesso il loro status di primo partito. Non male per pretesi dilettanti allo sbaraglio. In verità, lo sono apparsi molto di più i volenterosi accorsi in massa a garantire, a loro maggior gloria, il plebiscito di Montecitorio.
I leader scansano la navigazione controvento
In particolare, stupisce che il centrodestra non abbia neppure abbozzato il tentativo di creare un po’ di scompiglio. Avrebbe potuto lanciare la sfida alla maggioranza a dimostrare di essere realmente tale. Tanto per offrire una sponda ai malpancisti diffusi ovunque, stanarli e far vedere i sorci rossi a Di Maio. Il tutto in nome di un principio elementare: la missione dell’opposizione è mettere in difficoltà i governi, non agevolarne i successi. Esattamente quel che il centrodestra ha fatto pur di non navigare controvento. Certo, c’era di mezzo il fattore coerenza. Non per Forza Italia, però. E in ogni caso caso anche il Pd si è piegato al “sì” dopo tre “no” consecutivi al tagliapoltrone. In politica succede. Anche perché le situazioni cambiano. Lo sa bene Salvini, che due mesi fa aveva l’Italia in mano e ora si accontenta di conquistare l’Umbria. Insomma, un po’ di estro e di arditismo non avrebbe guastato.
Il “tagliapoltrone” si è rivelata un’occasione perduta
Ma tant’è, l’ossessione dei sondaggi e la pulsione a specchiarsi negli umori della ggente hanno disabituato i leader a decidere. L’autolesionismo agostano di Salvini è figlio di questa impostazione. E così anche la votazione di ieri sul tagliapoltrone. Si segue l’opinione pubblica più di quanto non si tenti di guidarla. La ricerca del consenso è il sale della democrazia, a patto però che lo si faccia valere quando occorre. E se sul primo obiettivo il centrodestra non ha rivali, sul secondo non trova maestri.
Da elettore di CDX posso dire che sono 20 anni che aspetto questa riforma e che ci crederò comunque solo alle prime elezioni politiche che la vedranno applicata; se fate la proporzione tra parlamentari e popolazione USA vedrete che 400+200 sono ancora troppi. Questo governo non mi piace per molti motivi ma non bisogna confondere l’azione legislativa con quella dell’esecutivo. Attenzione, la Sig.ra Meloni con l’ossessiva condanna degli inciuci che vede mattino pomeriggio e sera non distingue più cosa sia una legittima (democratica) convergenza di vedute su un argomento specifico. Male ha fatto invece Salvini a svendere i principi del CDX pur di stare al governo con i 5S (reddito di cittadinanza, boiata dignità) realizzando il cosiddetto inciucio cioè uno scambio fraudolento di favori.