Roma, al liceo classico Albertelli “aula delle migrazioni” e lezioni d’accoglienza: buonismo in cattedra
L’immigrazione diventa materia scolastica. Succede in un liceo di Roma, il Pilo Albertelli, all’Esquilino, dove il tema delle migrazioni entra anche nelle attività extra curriculari. E, per non farsi mancare niente, nell’istituto hanno anche predisposto un’aula dedicata, con tanto di murales con le rotte migratorie antiche e contemporanee e un’opera realizzata da una studentessa che raffigura un gommone di migranti. L’aula, inaugurata oggi, è intitolata “Ai caduti del Mediterraneo”.
L’Aula delle migrazioni
A dare notizia dell’iniziativa è Il Giornale, che ha intervistato la preside Antonietta Corea. È stata lei, viene spiegato, a dipingere personalmente le pareti dell’aula con disegni che evocano le onde e le dune del deserto. «Era un sogno che avevo nel cassetto da parecchio tempo, anche perché si tratta di un fenomeno che spesso viene banalizzato. Per questo abbiamo deciso di apporre anche una targa che ricordi tutti quelli che hanno trovato la morte per cercare la vita». Il progetto, ha poi spiegato la dirigente scolastica, è stato possibile grazie ai fondi stanziati dall’allora governo Gentiloni per – chiarisce ancora Il Giornale – «sensibilizzare all’accoglienza». Si tratta di circa 50mila euro, che hanno consentito di «integrare l’offerta formativa con il tema della migrazioni».
Il diktat buonista: «La situazione si risolve accogliendo»
«Io non sono una politica, ma credo fermamente che la conoscenza di questi fenomeni possa fornire ai nostri studenti, che un domani saranno politici, sociologi e occuperanno posti di rilevo, gli strumenti che li aiuteranno a essere consapevoli delle scelte che dovranno prendere», ha detto ancora Corea. È stata poi la professoressa Michela Nocita, curatrice dell’iniziativa, a spiegare che «essendo uno liceo classico ho pensato di usare il confronto con la storia antica per far comprendere ai ragazzi come i flussi migratori non siano fenomeni emergenziali, ma di lunga durata». «Noi lavoriamo sull’aspetto culturale, quello che non ci piace – ha sottolineato – è la discriminazione, non è con un muro o con un porto chiuso che si può risolvere la situazione, ma accogliendo».
Chi ricorda la prof di Palermo?
Dunque, benché presentato come di carattere culturale, in realtà, il progetto appare fortemente ideologizzato. E a farlo emergere è anche la scelta di inserire Open Migration tra le fonti privilegiate. Sarà interessante, dunque, nel caso dovessero essere divulgati, leggere i primi elaborati prodotti dai ragazzi. I precedenti, in questo senso, non sono confortanti: già dimenticato il caso della scuola di Palermo in cui il decreto Sicurezza di Salvini venne paragonato alle leggi razziali? Un caso che dimostra come, su argomenti così scivolosi, sia facile farsi prendere la mano. Soprattutto con certe premesse.
Caro Liceo Pilo Albertelli (ex Umberto 1°),
te lo ricordi quando noi studenti di un altro tempo e di un altro mondo partecipavamo alle dimostrazioni per Trieste Italiana e (con lo spirito dei “”Ragazzi della via Pál””) alle dimostrazioni contro lo stupro dell’Ungheria da parte delle forze sovietiche (sponsorizzate da Antonio Napolitano)? Eravamo ragazzi ancora imbevuti di fede e di concetti come “”Patria””, “”Onore”” e ci riconoscevamo in associazioni come la “”Giovane Italia”” con il nostro amico Cesare Mantovani (che il Secolo ben conosce-va). Voglio solo ricordare il Preside (detto Ercole) e gli incredibili insegnanti che ci ispiravano ricordandoci che “””…a egregie cose accendono l’urne dei forti, o Pindemonte…””. Con nostalgia e con quegli ideali ancora vivi. Ciao Liceo sublime.