Morti a Lampedusa, Sallusti: «Se ci fosse stato Salvini avrebbero detto “strage fascioleghista”»
Morti a Lampedusa. «Decine di morti il bilancio è ancora incerto e provvisorio soprattutto donne e bambini. È successo nell’ennesimo naufragio al largo di Lampedusa di un barcone carico di immigrati. Con Salvini al governo e ministro dell’Interno tutto sarebbe stato chiaro e oggi i giornali titolerebbero: “Strage dell’Italia fascioleghista”, il Pd sarebbe in piazza a manifestare il suo sdegno, Saviano girerebbe per talk show a pontificare contro “quel criminale del Papeete”. Oggi invece non c’è nessun “criminale” da mettere all’indice, nessuna colpa di Stato da enfatizzare». Alessandro Sallusti commenta la tragica vicenda avvenuta in mare che ha causato la morte di tredici persone. «Sotto i governi di sinistra si muore e la cosa finisce lì. Per noi invece i morti sono tutti uguali e ben sappiamo che l’Italia di ogni colore politico si è sempre prodigata per evitarli».
Morti a Lampedusa, Sallusti plaude alla politica del rigore
Il direttore de Il Giornale, nel suo editoriale riporta i numeri di una situazione allo sbando. «Ma prendiamo atto che la recente (e archiviata da questo governo) politica del rigore in quanto a vittime ha dato i suoi risultati: dai cinquemila inghiottiti dal mare nel 2016, anno clou dell’accoglienza senza se e senza ma, si è passati ai circa 500 di quest’anno, anno dei “porti chiusi”. La percentuale tra immigrati partiti e immigrati morti nell’attraversamento è praticamente la stessa. Ma siccome la matematica non è una opinione meno partenze uguale meno morti. Che alla fine è quello che conta, almeno per chi ha a cuore le singole vite umane più delle percentuali».