L’ira di Mughini contro Di Maio: «Razza di cialtroni, non ci provate a definirci “ricchi”»

15 Ott 2019 18:41 - di Redazione
Selvaggia Lucarelli

L’ira di Mughini contro Luigi Di Maio e contro il  governo Conte. In una lettera al sito Dagospia il giornalista difende i “ricchi”, quel 2 per cento della popolazione che, «stando alle tragicomiche dichiarazioni dei redditi fatte dagli italiani», dichiara un reddito annuo superiore ai 120mila euro lordi, «ossia a 6-7 mila euro netti per 13-14 mensilità. Da riderci sopra, se non fosse scandaloso». E ancora: «Leggo difatti su un quotidiano una pagina odierna con due notizie al riguardo. La prima che le pensioni sopra i duemila euro netti non godranno di alcuna indicizzazione. La seconda che alcune detrazioni fiscali verranno negate o amputate a chi denuncia un reddito superiore ai famosi 120mila euro lordi».

L’ira di Mughini: «Mi sento offeso…»

Ebbene, continua Mughini sarcastico, «vedo che contro questa razza infame il fisco italiano sta apprestando una sua ragguardevole campagna che in termini reali è miserrima». Come se bisognasse colpire i “ricchi” «in tutti i modi e in tutte le direzioni». «Io mi sento offeso a essere definito “ricco”. Sono venuto a Roma trentenne con seimila lire in tasca. Ho lavorato per 50 anni come un dannato tutte le domeniche e tutti i sabati. Le cose che faccio le so fare benissimo e mi pagano bene, e benché non abbia dietro né un partito, né una gang, né un salotto, né una loggia massonica».

«Cialtroneria fiscale»

«Ho fatto ultimamente un buon lavoro pagato mica male, ebbene – conclude Mughini – tra tasse e contributi Enpals ho versato il 60 per cento allo Stato. Se non è cialtroneria fiscale questa. E al governo, a occuparsi e a decidere dei redditi di noi ricchi, c’è un vicecapo del governo che in tutto e per tutto nella sua vita vendeva bottigliette allo stadio. Non ci provate a definirci sprezzantemente “ricchi”, non ci provate, razza di cialtroni».

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