La Cisl medici: “Ad Atreju denunciate le aggressioni che subiamo negli ospedali”

18 Set 2019 13:10 - di Luciano Cifaldi*

Riceviamo e volentieri pubblichiamo

Gentile Direttore,
ho letto con interesse sul Secolo d’Italia la dichiarazione dell’onorevole Giorgia Meloni relativamente alla aggressione subita a Milano da un nostro militare.
Giustamente Giorgia Meloni riconferma la propria solidarietà alle donne ed agli uomini in divisa che quotidianamente sono impegnati anche nella difesa del territorio e chiede pene più severe.
Mi permetto di scriverle perché il quotidiano da lei diretto ha avuto la bontà di riprendere e dare spazio alle iniziative che la Cisl Medici Lazio, per il mio tramite di segretario generale, ha ormai da tempo intrapreso per la tutela degli operatori sanitari nei pronto soccorso e nelle strutture sanitarie in genere.

Serve attenzione di stampa

E’ indubbio che l’accoglienza che la stampa vorrà dare ad iniziative quali quella della Cisl Medici, e a dire il vero ne vedo alquanto poche in giro, può segnare la differenza tra un allarme sociale da ascoltare, attenzionare e risolvere e le notizie del ripetersi di aggressioni alle quali poi finiremo per abituarci per assuefazione o franco disinteresse.
Noi parliamo di inasprimento delle pene per chi tocca un operatore sanitario, perché anche noi portiamo una divisa che si chiama camice, parliamo di certezza della pena perché la percezione di non punibiltà a carico degli aggressori la stiamo percependo ogni giorno in più che passa, e parliamo di tolleranza zero.
La sfida è forte. Il problema è politico, ma la politica in questi ultimi mesi si è preoccupata dei giochi di potere e delle camarille sulle poltrone, è giuridico perché il quadro normativo andrebbe adeguato alla luce di questa emergenza di violenza, ma il problema è anche e soprattutto culturale.

Non vogliamo essere eroi

Perché i disagi delle liste di attesa, il malfunzionamento di molte strutture sanitarie, tutto l’elenco delle cose che non vanno bene in sanità e che doverosamente dovrebbero essere migliorate e risolte, non sono ascrivibili in maniera esclusiva o prioritaria alla categoria medica. Eppure, per una sorta di giustizialismo fai da te, ci troviamo ad essere indicati come colpevoli e dunque in prima linea o sulle barricate. Non siamo eroi e non azzardo alcun paragone con i veri Eroi in divisa militare che hanno dato la propria vita per il nostro Paese. Ma la paura di vedere imbrattato del nostro sangue la nostra divisa bianca comincia ad essere davvero grande e questo, essendo votati a salvare vite umane perché questa è l’essenza della nostra professione, davvero non possiamo permettercelo.
Spero che vorrà ospitare questi miei pensieri, scritti di getto e spero che il tema della violenza in sanità possa trovare spazio nei dibattiti della vostra festa di Atreju alla quale auguro una piena riuscita.
Cordialità.

*Segretario generale Cisl Medici Lazio

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