Zingaretti affonda il Conte-bis: non si può assolvere, troppo tardivi gli attacchi a Salvini
Tutti, vedendo Matteo Renzi prendere la parola in aula e replicare a Matteo Salvini, hanno pensato che il senatore di Firenze si era ripreso la scena politica, mettendo all’angolo Zingaretti. Quest’ultimo, dal canto suo, avrà pensato che era bene mettere uno stop all’inciucio frutto delle strategie renziane, o comunque di rientrare in possesso dello scettro della decisione, e ha di fatto affondato l’ipotesi di un secondo mandato a Conte con l’appoggio dei dem.
“Tutto quanto detto sul ministro Salvini questo pomeriggio dal Presidente Conte – ha scritto in una nota sui social – non può che essere condiviso. Ma attenzione anche ai rischi di autoassoluzione. In questi 15 mesi è stato il Presidente del Consiglio, anche del Ministro Salvini, e se tante cose denunciate sono vere perché ha atteso la sfiducia per denunciarle?”.
“E all’elenco delle cose fatte – ha aggiunto Zingaretti – non può non seguire l’elenco dei disastri prodotti in economia, sul lavoro, sulla crescita, sullo sviluppo. Questo è il vero motivo del pantano nel quale l’Italia è finita. Per questo qualsiasi nuova fase politica non può non partire dal riconoscimento di questi limiti strutturali di quanto avvenuto in questi mesi”, conclude.
Sulla stessa lunghezza d’onda Matteo Orfini: “Capisco il tentativo di riscrivere la storia, ma Conte non può raccontarsi come un oppositore di Salvini. A Salvini ha concesso deleghe, poteri, copertura, condivisione. Fino all’ultimo secondo, come sanno i migranti ancora sequestrati sulla #OpenArms”.
Assistiamo di nuovo alle solite divisioni interne del Pd. Prende tempo Maurizio Martina, ex segretario del Pd: ”Governo a casa. ‘Contratto fallito’. Lasciano un paese più debole, più isolato, più rabbioso. Ora serve una vera svolta: sociale, democratica, europea. Anche nei toni, nelle immagini, nelle parole. Non tatticismi esasperati ma il bene all’Italia”. E Carlo Calenda fa la sintesi: “Direi che la Direzione del Pd di domani è inutile. Renzi e Marcucci hanno già dato in aula la linea del partito: apertura ai 5S. Come peraltro già accaduto dopo l’ultima Direzione. Il PD come partito unitario che assume le decisioni negli organi non esiste già più”.