L’alfabeto della moda: storie degli abiti che vestono il nostro immaginario
Che cos’è la moda? L’iscrizione del corpo nel linguaggio semantico dei segni. La definizione è di Roland Barthes e non poteva esserci citazione migliore a fare da premessa al nuovo libro di Sofia Gnoli, L’alfabeto della moda (Carocci, pp.207, euro 14). Un libro che in ordine alfabetico racchiude le micro-storie degli abiti, degli accessori e delle tendenze, dall’armatura alle zeppe, tra consigli di eleganza, curiosità e qualche pettegolezzo.
Altra citazione importante quella di Mae West, sex symbol hollywoodiana: “Mi fanno ridere le donne che vogliono governare il mondo da sole, senza uomini chi è che ti tira su la chiusura lampo sul dietro di un abito?”.
Di questi tempi in cui tanto si dibatte sul kitsch delle mode sotto l’ombrellone, ravvivate anche dai politici, e in cui si paragona il look del Papeete a quello castigato e virtuoso di Aldo Moro, val la pena anche di fare riferimento alla relazione tra il brutto e la moda.
Scrive Sofia Gnoli: “Una relazione, quella tra il brutto e la moda, su cui si sono cimentati nel tempo molti designer. A partire da Elsa Schiaparelli. La couturier italiana, che Coco Chanel considerava la sua più grande nemica, di stridenti armonie fece una cifra del suo stile particolarissimo,definito dalla stampa anglosassone ugly-chic. Celebri sono rimasti i tailleur con tasche ricamate a forma di bocca e i cappelli-scarpa che aveva realizzato in collaborazione con Salvator Dalì”.
Un libro prezioso, dunque, che è soprattutto un libro di storia del costume, dove si spazia tra le tendenze del gusto, tra le parole di Paul Morand su Coco Chanel, i Miti d’oggi di Roland Barthes, gli scritti giornalistici di D’Annunzio. Un viaggio nel tempo che fa tornare alla memoria arbitri d’eleganza, creatori di moda e stelle del cinema, che hanno insegnato a milioni di donne come vestirsi, camminare, dissimulare i propri difetti e persino pensare.