I big M5S a raccolta nella villa di Grillo decretano: Salvini è inaffidabile. E il Pd gongola…
Summit in Toscana, nella villa del padre nobile del M5s Beppe Grillo, a Marina di Bibbona: i 5 stelle provano a serrare i ranghi e a prepararsi per la settima decisiva per il governo Conte, 7 giorni cruciali che cominciano proprio domani. Chissà, forse provano a contarsi, a ripassare gli erudimenti fondamentali del Movimento e, assai più plausibilmente, tentano di stilare una strategia che consenta loro, integralisti e frondisti compresi, di rimanere a galla.
Summit dei 5 stelle nella villa di Grillo in Toscana
Tutti a raccolta dal grande capo, il guru pentastellato che da eminenza grigia prova a riprendere le briglia del comando e a riunire una pattuglia che rischia di andare in ordine sparso o, peggio ancora, di affidarsi all’abbraccio mortale della sinistra che scalpita. Disarcionati, i grillini tentano di risalire in sella affidandosi a una delegazione composta da tutto e dal contrario di tutto: dal capo politico Luigi Di Maio, al presidente della Camera, Roberto Fico, fino ad Alessandro Di Battista per finire con i capigruppo di Senato e Camera, Stefano Patuanelli e Francesco D’Uva. E naturalmente, al tavolo partecipa anche la vicepresidente del Senato, Paola Taverna. Dunque, le sorti del Movimento e dell’esecutivo in crisi si decidono nell’incontro M5S di oggi a Marina di Bibbona, presieduto da Beppe Grillo e Davide Casaleggio. «Tutti i presenti – si legge in una nota partorita nel corso del summit – si sono ritrovati compatti nel definire Salvini un interlocutore non più credibile. Prima la sua mossa di staccare la spina al governo del cambiamento l’8 agosto tra un mojito e un tuffo. Poi questa vergognosa retromarcia in cui tenta di dettare condizioni senza alcuna credibilità, fanno di lui un interlocutore inaffidabile, dispiace per il gruppo parlamentare della Lega con cui è stato fatto un buon lavoro in questi 14 mesi. Il Movimento – prosegue la nota – sarà in Aula aula al Senato al fianco di Giuseppe Conte il 20 agosto».
Intanto il Pd attende un un incontro formale coi grillini
I grillini aggiornano mosse e contromosse alla riunione Toscana: in gioco c’è il futuro del governo e i possibili scenari che si profileranno già da martedì, quando che il premier parlerà in Parlamento e si sottoporrà al voto di sfiducia proposto dalla Lega. Poi, dopo l’incontro al vertice, è previsto che domani Di Maio incontri i parlamentari M5S. Nulla di nuovo all’orizzonte: al momento la linea è sempre quella della conferma della fiducia in Conte e dell’assedio a Matteo Salvini, considerato un “traditore”. E mentre il Pd si sfrega le mani e attende un incontro formale con gli odiati avversari – Partito Democratico che da giorni ammicca ai 5 Stelle chiedendo di non tornare al voto, ma di far nascere un esecutivo partorito da un ribaltone basato su una nuova maggioranza – l’ultima proposta lanciata da Salvini e ricevuta dal M5S come un guanto di sfida risale a poche ore prima della nota: il vicepremier e leader del carroccio, infatti, dopo aver ribadito che non intende abdicare al Viminale, ha anche confermato che «o si va a nuove elezioni o ci si risiede al tavolo». Dichiarazioni a cui ha poco istituzionalmente replicato il grillino Manlio Di Stefano postando su Twitter: «È da TSO»…
Mai con il PD.. a pezzi.. è questione di serietà.. e coerenza.. preferisco la minestra scaldata con Salvini.. perché dopo la bastonata che gli darà Conte il 20.. starà più attento.. anche perché mi interessa molto portare avanti la questione della riduzione dei parlamentari e la riforma della legge elettorale.. mai con il PD perché costituito da varie correnti.. Renzi.. Zingaretti.. Calenda.. da un momento all’altro ti fanno mancare la fiducia.. Di Maio.. Grillo.. Casaleggio ci pensino molto prima di chiudere con Lega e Salvini..
Il comico ha parlato,ma dimentica che qui è in gioco il futuro dell’Italia e non l’applauso degli spettatori teatrali.
Scendi dal palcoscenico e lascia la politica a persone capaci e responsabili.
Avete dimostrato in poco più di un anno al governo di non essere mai coesi nel decidere e nel risolvere i vari problemi che attanagliano l’Italia.