Violenza sulle donne, il “Codice Rosso” non basta: è un’occasione persa per la politica

18 Lug 2019 16:21 - di Angelo Bertoglio
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Riceviamo da Angelo Bertoglio e volentieri pubblichiamo

Si festeggia per l’introduzione del Codice Rosso, ma in Italia una donna può essere uccisa dal suo ex marito, nonostante 19 denunce. Se un governo festeggia per l’introduzione di questa nuova legge, che è sicuramente un piccolo passo in avanti in materia, ma contemporaneamente boccia degli emendamenti che avrebbero ampliato i diritti delle vittime, c’è sicuramente qualcosa che non va. Sono certo che il “Codice Rosso” sia un passo in avanti per contrastare la violenza sulle donne, ma penso che serviva più fermezza e coraggio per garantire la certezza della pena per i carnefici e la certezza del diritto alla giustizia per le vittime. Un’occasione persa per la politica per dare un importate segnale di concretezza alle vittime e un’occasione mediatica guadagnata dalla maggioranza gialloverde, ma che rischia di rimanere l’ennesimo slogan. In Italia c’è bisogno di una seria e concreta riforma della giustizia che vada a colpire seriamente i delinquenti e i carnefici, aumentando le pene e azzerando qualsiasi tipo di sconto di pena su determinati reati gravi.

Codice Rosso, va bene ma non basta

Contestualmente, c’è bisogno di dare sostegno reale alle vittime e alle loro famiglie, garantendo loro giustizia, diritti e dignità, cosa oggi assolutamente non garantita. Penso che sia anche fondamentale discutere velocemente la proposta di Legge presentata 11 Aprile del 2018 dall’onorevole Walter Rizzetto che prevede l’istituzione del “Garante Nazionale per la Tutela delle Vittime”. Visti i drammatici e continui dati relativi al numero dei delitti violenti contro la persona e il patrimonio che creano un profondo e reale allarme sociale e danno ai cittadini la sensazione di non essere adeguatamente protetti dallo Stato. Questa sensazione si estende anche a una fase successiva, al momento in cui le vittime si trovano ad affrontare le conseguenze personali e sociali e i troppo spesso lunghissimi procedimenti penali dopo aver subìto un’aggressione, una violenza o la perdita di un familiare.
Appare, quindi, ineluttabile la necessità di introdurre una figura istituzionale che si renda interprete delle istanze delle vittime di reato, affinché alle stesse siano riconosciute una compiuta tutela e un’assistenza di lungo periodo. Se pensiamo che nella piccola Svizzera, esiste da circa 30 anni una legge che tutela le vittime e le sostiene sotto l’aspetto legale e psicologico, mentre in Italia vengono dimenticate, oppure peggio ancora, lasciate alla gogna mediatica (fino a quando sono una notizia) per dimenticarle dopo. Perché l’unica vera verità, rimane la sconfitta dello Stato e della politica, davanti alle tante, troppe donne ammazzate da chi diceva di amarle. L’ultimo esempio è quello di Savona con Deborah Ballesio, 39 anni, colpita al petto con un’arma da fuoco dall’ex marito, nonostante le 19 denunce fatte. Quante ancora devono morire, prima di avere il coraggio di tutelare le nittime e introdurre pene certe, dure e severi per gli assassini?

 

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