Roma, il Sant’Andrea all’avanguardia: nuova tecnica ripara il legamento crociato

4 Lug 2019 16:07 - di Aldo Garcon

La riparazione del legamento crociato anteriore può essere oggi un’alternativa alla ricostruzione tramite innesto di tessuti. “Una tecnica ormai consolidata” al Policlinico Sant’Andrea di Roma, dove è trascorso un anno dal primo innovativo intervento. La nuova metodica, sottolinea l’azienda ospedaliero universitaria, si affianca alla convenzionale procedura di ricostruzione del crociato. I benefici sono soprattutto in una più celere riabilitazione. Prerequisiti indispensabili sono un intervento tempestivo e una rottura netta del legamento. L’operazione di riparazione deve essere eseguita in acuto, non appena il tessuto – integro nel suo decorso, ma distaccato dalla sua inserzione ossea sul femore – si lesiona, ossia entro sette giorni dall’evento traumatico. I dati registrati dall’ospedale nel corso del primo anno certificano la validità della tecnica. Una giovane trentenne, a meno di cinque mesi dall’intervento – riferiscono dal Sant’Andrea – è tornata a correre la maratona. Un successo condiviso con i colleghi d’oltreoceano dell’American Academy of Orthopaedic Surgeons, associazione presso la quale è punto di riferimento l’équipe di Andrea Ferretti, direttore dell’Unità operativa complessa di Ortopedia del nosocomio capitolino, ordinario di Ortopedia alla Sapienza Università di Roma. Nel mondo, si legge nella nota, «si contano sulle dita di una mano i centri che possono vantare la disponibilità di tale approccio, che oggi al Sant’Andrea viene realizzato in via ordinaria, soprattutto a beneficio dei pazienti più giovani e in fase di crescita».

Nuova tecnica all’ospedale Sant’Andrea

La riparazione del legamento crociato anteriore può essere oggi un’alternativa alla ricostruzione tramite innesto di tessuti. “Una tecnica ormai consolidata” al Policlinico Sant’Andrea di Roma, dove è trascorso un anno dal primo innovativo intervento. La nuova metodica, sottolinea l’azienda ospedaliero universitaria, si affianca alla convenzionale procedura di ricostruzione del crociato. I benefici sono soprattutto in una più celere riabilitazione. Prerequisiti indispensabili sono un intervento tempestivo e una rottura netta del legamento. L’operazione di riparazione deve essere eseguita in acuto, non appena il tessuto – integro nel suo decorso, ma distaccato dalla sua inserzione ossea sul femore – si lesiona, ossia entro 7 giorni dall’evento traumatico. I dati registrati dall’ospedale nel corso del primo anno certificano la validità della tecnica. Una giovane trentenne, a meno di 5 mesi dall’intervento – riferiscono dal Sant’Andrea – è tornata a correre la maratona. Un successo condiviso con i colleghi d’oltreoceano dell’American Academy of Orthopaedic Surgeons, associazione presso la quale è punto di riferimento l’équipe di Andrea Ferretti, direttore dell’Unità operativa complessa di Ortopedia del nosocomio capitolino, ordinario di Ortopedia alla Sapienza Università di Roma. Nel mondo, si legge nella nota, «si contano sulle dita di una mano i centri che possono vantare la disponibilità di tale approccio, che oggi al Sant’Andrea viene realizzato in via ordinaria, soprattutto a beneficio dei pazienti più giovani e in fase di crescita».

Come funziona la nuova tecnica

Utilizzando dei fili di sutura ad alta resistenza si imbastisce il legamento per reinserirlo a livello femorale mediante un piccolo foro transosseo. I trattamenti convenzionali, invece, prevedono la ricostruzione del crociato tramite un tessuto sostitutivo, tendine o legamento, che viene prelevato dal paziente stesso (o, nei casi più rari, da un donatore), inserito nell’articolazione mediante ben più larghi tunnel ossei sul femore e sulla tibia, per essere poi fissato con dei mezzi di sintesi. Confrontata con tali tecniche tradizionali, la riparazione presenta «l’innegabile vantaggio di evitare l’aggressività di un prelievo, con conseguente rispetto totale dell’anatomia e minor dolore». Inoltre, «a parità di stabilità del ginocchio, l’approccio riparatorio rispetto al ricostruttivo consente un decorso post-operatorio e una riabilitazione motoria del paziente decisamente più semplici e veloci». «Una voglia inguaribile di esplorare e perseguire il progresso scientifico anima la squadra degli ortopedici del Sant’Andrea – afferma il commissario straordinario dell’Aou, Giuseppe Caroli – ed è il faro di una pratica clinica e di una didattica illuminate». Riconosciuta come un’eccellenza nella comunità scientifica internazionale, la Scuola di Ortopedia del Sant’Andrea, targata Sapienza, si propone come «un unicum in Italia per i giovani ortopedici in formazione che perfezionano la pratica chirurgica».

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