L’audio inedito di Borsellino: «La macchina è blindata solo di giorno, possono uccidermi la sera»

16 Lug 2019 16:10 - di Romana Fabiani
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Dramnatico e premonitore. Dagli archivi finora segreti della Commissione parlamentare antimafia  spunta un audio inedito con la voce rauca di Paolo Borsellino, che, l’8 maggio 1984, elenca tutti gli ostacoli incontrati dal pool antimafia (che in quel periodo sta già lavorando al maxi-processo a Cosa nostra), anche di carattere pratico-logistico, che fotografano plasticamente  l’abbandono da parte dello Stato dei suoi magistrati migliori in trincea contro Cosa Nostra. L’audio è pubblicato dal Corriere online a corredo di un pezzo di Giovanni Bianconi.

«La mia macchina è blindata solo di giorno, e la sera?»

Dopo il consigliere istruttore Antonino Caponnetto parlano appunto i giudici istruttori Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, che per primo rivelare l’immane lavoro di una squadra di magistrati (insieme ai poliziotti della Squadra mobile di Palermo guidati da Ninni Cassarà, che sarà trucidato dai killer di Cosa nostra l’anno successivo) chesta conducendo «processi di mole incredibile, ognuno dei quali è composto da centinaia di volumi che riempiono intere stanze». A proposito di latitanti e controllo del territorio, nell’audizione dell’11 dicembre 1986 alla commissione Antimafia, il giudice assassinato il 19 luglio 1992 a Palermo racconta che per consentire che a Marsala possa circolare una Volante della polizia anche di notte, si è fatto dimezzare la scorta. E ricorda come il pentito Buscetta gli confidò che dalle due alle quattro del pomeriggio i boss latitanti passeggiavano tranquillamente nel centro di Palermo perché sapevano che in quell’orario c’era il cambio turno delle auto di servizio di polizia e carabinieri. Con drammatica ironia, presumibilmente sigaretta in mano,  Borsellino lancia davanti alla commissione l’Sos sicurezza spiegando che per i giudici antimafia la burocrazia prevede la scorta solo al mattino: «Buona parte di noi non può essere accompagnata in ufficio di pomeriggio da macchine blindate, come avviene la mattina, perché il pomeriggio è disponibile solo una blindata, che evidentemente non può andare a raccogliere quattro colleghi. Pertanto io, sistematicamente, il pomeriggio mi reco in ufficio con la mia automobile e ritorno a casa alle 21 o alle 22. Magari con ciò riacquisto la mia libertà, però non capisco che senso abbia farmi perdere la libertà la mattina per essere poi, libero di essere ucciso la sera».

«Il computer è arrivato, ma non funziona»

Parole lapidarie e amare. «Il computer è finalmente arrivato, purtroppo non sarà operativo se non fra qualche tempo. È stato messo in un camerino e stiamo aspettando», dice ancora nel corso dell’audizione, «è  un computer della Honeywell ed è diventato indispensabile perché la mole dei dati contenuti anche in un solo processo è tale che non è più possibile usare i sistemi tradizionali delle rubrichette». In un’altra audizione parlamentare (è il 3 novembre 1988) Borsellino torna a parlare dello smantellamento del pool antimafia di Palermo dopo la mancata nomina a consigliere istruttore di Giovanni Falcone, che lui stesso aveva denunciato pubblicamente in estate. Tra il 1989 e il 1991 Borsellino tornerà in altre tre occasioni davanti all’Antimafia (l’ultima il 24 settembre ’91, a meno di un anno dalla sua morte), sottolineando ogni volta i problemi pratici incontrati dal pool.

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