Palamara si autosospende dall’Anm: «Devo recuperare la dignità e l’onore»

1 Giu 2019 15:08 - di Milena De Sanctis
Il pm romano Luca Palamara

Luca Palamara, pm a Roma, indagato dalla procura di Perugia per corruzione, si autosospende dall’Associazione nazionale magistrati. Lo lo annuncia lo stesso Palamara in una lettera al presidente dell’Anm. «Illustre presidente – scrive Palamara a Pasquale Grasso – sono certo di chiarire i fatti che mi vengono contestati. Il mio intendimento ora è quello recuperare la dignità e l’onore e di concentrarmi esclusivamente sulla difesa nel processo di fronte a tali infamanti accuse. Per tali ragioni mi assumo la responsabilità di auto sospendermi dal mio ruolo di associato con effetto immediato. Sono però sicuro – conclude il pm – che il tempo è galantuomo e riuscirà a ristabilire il reale accadimento dei fatti». La Procura di Perugia, competente per giudicare i colleghi della Capitale, ha aperto un’indagine per corruzione a carico di Luca Palamara, ex presidente dell’Anm, esponente della corrente centrista Unità per la Costituzione.

Salvini: riforma è un’emergenza

«La riforma della giustizia è urgente», ha detto il vicepremier Matteo Salvini rispondendo a una domanda sul “caso Palamara”. «Non entro nel merito ma – ha aggiunto – da cittadino italiano, non è normale che ci siano magistrati che indagano altri magistrati e che ci siano accuse di corruzione su chi dovrebbe giudicare i cittadini. Spero che emergano in fretta eventuali responsabilità. La riforma della giustizia, al servizio dei cittadini, è un’emergenza in questo Paese».

Palamara: «Vittima delle correnti»

«Non ho mai avuto soldi, regali o altri vantaggi, né ho mai barattato le mie funzioni di magistrato. Non ho tramato contro nessuno, c’era un clima avvelenato». Lo sottolinea, in un’intervista al Corrier, Luca Palamara.

Sul fatto che l’ex pm Giancarlo Longo, arrestato per corruzione, parli di 40.000 euro versati per aiutarlo a diventare procuratore di Gela, Palamara risponde: «È un falso, lo stesso avvocato Calafiore che avrebbe dovuto pagare quei soldi ha negato. Per fortuna si possono controllare i movimenti bancari. Sono millanterie, io Longo l’avrò visto una volta, e di Gela non mi sono mai interessato. Inoltre non ho fatto nulla per danneggiare chicchessia nella Sezione disciplinare, né avrei potuto visto che è un organo collegiale».

Sui viaggi pagati da Centofanti, chiarisce: «Rientrano in un rapporto che risale al 2008, Fabrizio era amico di mia sorella e ho cominciato una frequentazione insieme a varie persone, tra cui qualche magistrato. Niente di male né di sospetto, lui non mi ha chiesto niente degli avvocati arrestati con lui, Calafiore non l’ho mai visto, e Amara l’avrò incontrato due volte in situazioni conviviali». Intervistato anche dalla Stampa, Palamara si dice “vittima dello scontro tra correnti”. «La vicenda di Perugia – spiega – era uscita nei corridoi e veniva usata contro le mie ambizioni personali». Inoltre, dopo l’interrogatorio di sei ore da parte dei magistrati, assicura: «Ho già presentato le ricevute per dimostrare la mia totale estraneità».

 

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