Il Csm perde un altro pezzo, si dimette Morlini (Unicost): errore il dopocena con Lotti

12 Giu 2019 19:53 - di Redazione
La sede del Csm

Il Csm, investito dal terremoto del caso Palamara, perde un altro pezzo: se ne va il consigliere Gianluigi Morlini di Unicost che, insieme ai colleghi, Antonio Lepre, Corrado Cartoni e Paolo Criscuoli – tutti autosospesi – diventa oggetto dell’azione disciplinare avviata dal procuratore generale della Cassazione, Riccardo Fuzio.

Oramai è un fuggi fuggi generale a palazzo Marescialli dove si sta cercando affannosamente di salvare la credibilità della magistratura – e non solo quella visto che la vicenda è arrivata a lambire, in maniera imbarazzante, perfino Mattarella – scesa forse al punto più basso della storia a causa dei giochi di correnti e di potere e degli intrecci perversi con la politica.

Non ha difficoltà il ministro dell’Interno, Matteo Salvini a puntare il dito contro il vizio di alcuni magistrati di mischiare allegramente giustizia e politica per esercitare il potere alle spalle della maggior parte dei colleghi: «In rispetto totale di quel 99,9 per cento dei giudici e dei magistrati che fanno obiettivamente, serenamente, trasparentemente e senza pregiudizio il loro lavoro» dico, osserva Salvini rispondendo, durante il question time, all’interrogazione del deputato Federico Conte di Leu, che «mi spiace che alcuni singoli che evidentemente prendono politicamente parte per questa o per quella fazione possano mettere in dubbio, non agli occhi del ministro dell’Interno ma dei cittadini italiani, come quello che sta succedendo in ambito Csm in queste ultime settimane, l’imparzialità della magistratura».

L’ennesima imbarazzante giornata al Csm era iniziata con le dimissioni, da componenti supplenti della Sezione Disciplinare dell’organo di autogoverno della magistratura, due dei togati che si erano autosospesi dal Consiglio superiore della magistratura, cioè, appunto, Paolo Criscuoli e Gianluigi Morlini, in vista del plenum straordinario convocato per domani per procedere all’elezione dei loro sostituti. Bizantinismi e strategie che indeboliscono ulteriormente la magistratura.

Poi, appunto, a ruota, le dimissioni di Morlini anche dal Csm. Che il magistrato spiega così nella lettera in cui ha annunciato il passo indietro al vicepresidente, l’ex-deputato dem e renziano David Ermini: «Nel clima mediatico ormai creatosi, pochi sembrano volere distinguere e analizzare separatamente le diverse situazioni e le diverse responsabilità di tutti i soggetti che sono stati a vario titolo coinvolti in vicende tra loro del tutto diverse. Le dimissioni sono l’unico modo per tutelare l’Istituzione, anche se, in questo momento davvero terribile, ritengo umiliante essere accomunato a chi ha fatto anche solo alcune delle cose che si leggono».

«Essendo stato proposto nei miei confronti un procedimento disciplinare – scrive Morlini a Ermini – per senso di responsabilità istituzionale e per potere difendermi al meglio nelle sedi opportune, ritengo necessario presentare le mie dimissioni da Consigliere».

«Il mio unico errore – ammette cercando di arginare la tempesta  l’oramai ex-consigliere del Csm – è stato quello, una volta trovatomi al posto sbagliato nel momento sbagliato, di non avere immediatamente preso le dovute contromisure, andandomene ed astenendomi dal parlare di vicende consiliari».

Un «errore in buona fede che non può però far revocare in dubbio l’assoluta correttezza della mia storia personale e professionale, che ritengo tutti mi riconoscano, avendo sempre agito, nell’attività giurisdizionale ed in quella consiliare, in piena coscienza e autonomia, senza condizionamento alcuno».

«Siamo tutti consapevoli – continua Morlini – del terribile momento che sta vivendo l’Istituzione consiliare, e ciascuno di noi è quindi chiamato a fare quanto può per preservarla. Ciò posto – scrive il rappresentante di Unicost – ribadisco innanzitutto di essere del tutto estraneo alle diverse questioni delle quali si è parlato sui media (vicenda Siracusa, Amara e Calafiore, rapporti con Centofanti, esposto del dottor Fava, reati di rivelazione del segreto d’ufficio e favoreggiamento personale, biglietti per partite della Lazio ed incontri con Lotito, incontri a casa della sorella di un ex-consigliere)».

«So però di avere compiuto un errore dovuto a leggerezza – ammette Morlini – casualmente e in modo non programmato, in quanto invitato solo pochi minuti prima da un collega del quale mi fidavo, ho raggiunto a un dopocena alcuni magistrati consiglieri ed ex- consiglieri del Csm; all’incontro – ricorda l’esponente di Unicost – è successivamente e per me inaspettatamente intervenuto l’onorevole Lotti, poi da me mai più visto né incontrato, senza che io lo sapessi o lo potessi prevedere; pur essendomi congedato prima che la serata terminasse, non mi sono immediatamente allontanato, nonostante tutti noi parlassimo di questioni consiliari».

Detto questo, riconosciuto il suo errore, Morlini rivendica però il fatto che tutte le decisioni relative alla nomina del procuratore di Roma, «sono state prese in piena coscienza e autonomia, senza condizionamento politico o esterno; e tali decisioni sono tra l’altro distoniche rispetto a pretesi accordi raggiunti al di fuori dell’attività consiliare, comportando per converso un forte momento di tensione con coloro i quali avrebbero partecipato a tali accordi».

«Anche la recente attività della Quinta Commissione da me presieduta lo dimostra, atteso che non è stata fatta alcuna nomina ‘”a pacchetto”; la stragrande maggioranza delle proposte è stata unanime; per la prima volta in assoluto nella storia del Csm – osserva Morlini – ci siamo poi, più volte, conformati al giudicato amministrativo di annullamento di nomine effettuate dal precedente Consiglio, ciò che in passato mai era accaduto».

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