Cucchi, depistaggi. Archiviazione per Mandolini: «Dopo 5 anni di inferno, primo passo verso la mia innocenza»

5 Giu 2019 17:26 - di Elena Ricci

Si è tenuta oggi la nuova udienza relativa al processo per la morte di Stefano Cucchi, durante la quale il Pubblico Ministero Giovanni Musarò ha reso noto che è stata disposta l’archiviazione per due militari e un legale, nell’ambito del terzo filone di inchiesta sui depistaggi. Tra questi militari, figura anche il Maresciallo Roberto Mandolini, per il quale decade l’accusa di falso ideologico. Resta tuttavia imputato nel filone principale con le accuse di falso e calunnia.

Intanto la sentenza per l’inchiesta “Cucchi bis” è attesa prima di Natale. Il prossimo 24 e 26 giugno, saranno sentiti nell’aula bunker di Rebibbia i consulenti medici di parte; il 19 luglio è prevista la requisitoria del PM Musarò, mentre la difesa degli imputati interverrà tra ottobre e novembre.
Il decreto di archiviazione datato 5 aprile 2019 e firmato dal Gip Elvira Tamburelli, riguarda oltre al Maresciallo Mandolini, anche il Capitano dell’Arma dei Carabinieri Nico Blanco, accusato di favoreggiamento e l’avvocato Gabriele Giuseppe Di Sano (cugino del Carabiniere Francesco Di Sano, rinviato a giudizio) accusato di tentato patrocinio infedele.
Il Maresciallo Mandolini, dunque, così come emerso anche durante le deposizioni del Vice Brigadiere Tedesco e del Maresciallo Davide Speranza, non avrebbe mai falsificato nessun verbale di arresto, in quanto i carabinieri D’Alessandro e Di Bernardo (alla sbarra insieme a Tedesco con l’accusa di omicidio preterintenzionale) non erano presenti durante lo scambio di stupefacenti e denaro tra il Cucchi e l’acquirente, pertanto avrebbe applicato le giuste procedure dettate dal Codice di procedura penale. La circostanza è stata confermata in una udienza anche dal Generale Tomasone, che parlò di “arresto normale”. Per quanto riguarda invece il reato di “calunnia” (indiretta), come emerge dalla lettura degli atti, Mandolini non avrebbe mai nominato gli agenti della polizia penitenziaria come autori delle presunte percosse subite dal Cucchi.
Oggi, il primo tassello sull’innocenza del Maresciallo Mandolini, lo stesso infatti, dichiara al Secolo: «Dopo 5 anni di inferno, un primo passo per dimostrare la mia innocenza è stato fatto. Attendiamo fiduciosi la sentenza di novembre».

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