Csm, il sorteggio che ora molti invocano fu proposto 10 anni fa dal sen. Valentino

21 Giu 2019 16:15 - di Redazione
Ora lo invocano un po’ tutti. Eppure, fino a ieri, il solo accennarne equivaleva a sfidare un tabù. Parliamo del sorteggio per eleggere i membri del Csm, acronimo di quel Consiglio superiore della magistratura finito nell’occhio del ciclone, anzi nell’orecchio degli investigatori che grazie al trojan hanno captato tutto quel che usciva e che entrava nel telefonino di Luca Palamara, già capo dell’Anm, indagato per corruzione a Perugia: conciliaboli notturni in cui membri del Csm e due politici del Pd, Luca Lotti e Cosimo Ferri, disponevano i propri pezzi sulla scacchiera in vista delle nomine dei capi delle Procure. Un intreccio raggelante che ha fatto gridare allo scandalo e che ha costretto persino un uomo mite e pacato come il presidente Mattarella  a battere il pugno sul tavolo del plenum e a dire che «da oggi il Csm volta pagina».

La “profezia” di Valentino: «Unico rimedio al correntismo dei togati»

Ecco allora che la soluzione del sorteggio ritorna d’attualità trovando persino estimatori insospettabili anche in chi, solo un minuto prima aveva inarcato il sopracciò al solo sentirne parlare. Benvenuti e buon ultimi, verrebbe da dire. Già, perché un disegno di legge in tal senso esiste  sin dal lontano 2009  grazie al senatore Giuseppe Valentino, presidente della fondazione di Alleanza Nazionale, che degli 11 articoli che lo compongono fu l’ispiratore, l’estensore e il primo firmatario. Un articolato che per i proponenti, tutti del Pdl, rappresentava «uno snodo fondamentale per garantire un reale autogoverno e contrastare la degenerazione correntizia nella magistratura e la conseguente politicizzazione delle scelte del Csm».

Oggi il Csm è ostaggio di gruppi organizzati

Il ddl Valentino era una specie di uovo di Colombo, dal momento che faceva precedere l’elezione vera e propria del Csm dalla compilazione di una «lista degli eleggibili da trarre a sorteggio tra le varie categorie», vale a dire magistrati, avvocati e docenti universitari di materie giuridiche. «In questo modo – si legge nella relazione di Valentino – non verrà violato né il principio della elezione né il presupposto dell’autogoverno». Quali i vantaggi del sorteggio? La relazione ne indica tre: impedire la costruzione di una carriera parallela su base correntista; liberare il componente del Csm da condizionamenti di correnti organizzate; assicurare una giurisdizione consiliare maggiormente ancorata al principio dell’imparzialità. In più – si legge ancora – «sarà evitata la prassi di procedere a lunghe “campagne elettorali“, nello stile della politica e dei partiti, all’esito delle quali i magistrati “eletti” sulla base di programmi politici dovranno giudicare i loro elettori, dopo aver richiesto il voto in maniera diretto o attraverso la mediazione di una corrente». Che dire? Queste cose Valentino le ha scritte esattamente dieci anni fa. Gli avessero dato ascolto per tempo, probabilmente oggi avremmo meno “caos nelle Procure” e più fiducia nella giustizia.

 

 

 

 

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