Sbarchi, scontro tra Salvini e la Cei: chi ha nostalgia dei morti in mare?

4 Apr 2019 17:24 - di Eleonora Guerra

Nuovo scontro tra il presidente della Cei, Gualtiero Bassetti, e il ministro dell’Interno, Matteo Salvini, sul tema dei migranti. L’occasione è la presentazione del Rapporto annuale del Centro Astalli, l’associazione gesuita che si occupa di rifugiati. Il documento non può che prendere atto di un dato macroscopico: gli sbarchi in Italia sono diminuiti in maniera drastica, con una conseguente drastica riduzione anche delle morti in mare. Per dare un parametro: secondo i dati dell’Unhcr, nel 2017 hanno perso la vita in mare 2.873 persone, mentre nel 2018 le vittime di questa tragedia sono state 1.311, meno della metà.

I morti in mare sono meno, ma per la Cei non è così

Si tratta di numeri che continuano a sconvolgere le nostre coscienze, ma che confermano che meno sbarchi significa anche meno morti. Non la vede così, però, Bassetti, che ha fissato l’attenzione sul tasso di mortalità, ovvero su quanti migranti muoiono ogni tot sbarchi. «Sono diminuiti gli sbarchi in Italia, ma aumentano i morti in mare in modo esponenziale. Chi se ne prende la responsabilità?», ha chiesto il presidente della Cei, sottolineando che «il morto in mare offende il genere umano». «È un fenomeno che non troverà soluzione nella costruzione di barriere e diffusione della paura dell’altro», ha sostenuto Bassetti, invitando dunque l’Europa a concentrarsi non sui numeri assoluti dei morti, ma su quelli in percentuale: «Nel 2017 ogni 1000 sbarchi 26 morti. Nel 2018 ogni 100 sbarchi 35 morti; nel 2019, 100 morti ogni 1000 sbarchi». Una contabilità utile a perorare la causa dell’accoglienza indiscriminata.

Salvini: «Nessuna nostalgia del passato»

«Sono diminuiti gli sbarchi, sono diminuiti i morti», è stata la secca replica di Salvini, che ha aggiunto «Spero che nessuno abbia nostalgia dei 600mila sbarchi degli ultimi anni, dei miliardi sprecati, dei troppi reati, delle migliaia di morti del passato». «Oggi in Italia si arriva col permesso, i porti sono chiusi per scafisti e delinquenti», ha concluso il ministro dell’Interno.

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