Migranti, l’Olanda come l’Italia: blocca la Sea Watch. E la Ong insorge
Servono nuovi controlli e dotazioni più adatte: così com’è la nave Sea Watch non è sicura per i migranti che dice di voler salvare. È questa, in sintesi, la motivazione con cui l’Olanda, il Paese di bandiera, ha bloccato l’imbarcazione, introducendo un regolamento che richiede requisiti tecnici più rigorosi. A darne notizia è stata la stessa Ong, che a quanto pare non ne vuol sapere di assumersi responsabilità. «Il ministero sostiene di avere “preoccupazioni per la sicurezza” delle persone che Sea-Watch soccorre e ospita a bordo in attesa dell’assegnazione di un porto sicuro. Non possiamo essere ritenuti responsabili delle situazioni disumane di stallo in mare, deliberatamente create dagli Stati membri. Bloccare la nostra nave giustificandolo con timori di “sicurezza” è un argomento fondamentalmente illogico quando l’alternativa è che le persone siano lasciate affogare», ha sostenuto la Ong tedesca.
Sea Watch se la prende con i governi cattivi
«Questo intervento, attuato frettolosamente e senza lasciare un periodo di transizione a Sea-Watch, mostra la volontà del governo di impedire agli attori della società civile di svolgere le loro operazioni di soccorso», ha commentato il presidente di Sea Watch, Johannes Bayer, lamentando che «fino a quando il governo olandese non avrà garanzia del rispetto dei requisiti tecnici più rigorosi previsti dal nuovo codice, Sea-Watch è costretta a sospendere la sua missione e sarà sottoposta a nuovi pretestuosi processi normativi». Sea Watch, quindi, vuole tornare in mare senza dover assolvere alle richieste delle autorità in fatto di sicurezza, sostenendo che a mettere a rischio i naufraghi sono i governi che cercano di attuare nei loro Paesi politiche migratorie regolamentate. «Trattenere i naufraghi a bordo delle navi di soccorso per lunghi periodi di tempo costituisce una violazione del diritto internazionale del mare, che i governi stanno traducendo in una responsabilità impropria di Sea-Watch o di qualsiasi altra nave fornisca assistenza a persone in pericolo», ha sostenuto Bayer.
«Dalle autorità olandesi scelte illegittime»
Per Sea Watch, che ha fatto richiesta di accesso agli atti, inoltre, la misura adottata dall’Olanda avrebbe un «carattere cinicamente politico», cosa che sarebbe «ulteriormente confermata dal fatto che ogni proposta del ministero delle Infrastrutture è stata condivisa con la Direzione politica migratoria dei ministeri della Giustizia e degli Affari esteri per approvazione, le cui competenze esulano dalla materia marittima e relativa agli standard di sicurezza delle navi». «È preoccupante osservare come una modifica legislativa affrettata dalla contingenza politica si sia consumata con conseguenze immediate su Sea-Watch e su altre Ong, senza alcun preavviso. Non vi è alcuna garanzia – ha concluso la Ong – che il Ministero si asterrà in futuro dall’imporre nuovi emendamenti in modo immotivato e arbitrario. Sea-Watch mette in discussione la legittimità di questo processo e le motivazioni di fondo dello Stato olandese». Dunque, ricapitolando, per Sea Watch le Ong devono poter fare come vogliono sia sugli standard di sicurezza delle loro navi sia sulla gestione dei flussi migratori. E guai se un governo legittimamente in carica la vede diversamente. Si tratta solo di «cinismo politico».