L’Ocse fa pelo e contropelo al governo: «Quota 100 e reddito misure da cambiare»
Pelo e contropelo. È severissimo il giudizio espresso dall’Ocse nel rapporto sull’Italia. Sotto la lente d’ingrandimento dell’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico finiscono, ancora una volta, quota 100 e reddito di cittadinanza, rispettivamente le bandiere di Matteo Salvini e Luigi Di Maio. È soprattutto la prima, però, ad occupare l’analisi degli strateghi dell’Ocse, a giudizio dei quali per «stimolare una crescita sostenuta e inclusiva» l’Italia deve «abrogare le modifiche alle regole sul pensionamento anticipato introdotte nel 2019 e mantenere il nesso tra l’età pensionabile e la speranza di vita». Diversamente, avvertono, quota 100 «ridurrà la crescita nel medio periodo riducendo la partecipazione degli anziani al lavoro, peggiorerà la disuguaglianza intergenerazionale e aumenterà il debito pubblico».
Il segretario generale Gurria presenta il rapporto sull’Italia
Una bocciatura che più netta non si potrebbe. Appena più sfumato il giudizio sul reddito di cittadinanza: «La sua efficacia – è la previsione Ocse – dipenderà in modo decisivo da miglioramenti significativi nei programmi di ricerca e formazione professionale». Pesa, però, l’inefficienza dei nostri Centro per l’impiego, che pure tanta parte hanno nella concreta attuazione e quindi nella riuscita della misura. E all’Ocse non è sfuggito: «Con il suo 1,52 – si legge infatti nel rapporto -, l’Italia è il Paese europeo con il livello più basso di lavoratori collocati dai centri per l’impiego». Neanche la metà della Spagna, penultima con il 3,55, e lontanissima dalla capolista Ungheria, dove le agenzie pubbliche aiutano il 24,13 per cento dei lavoratori. Insomma, un concatenarsi di problemi antichi e nuovi, che l’Ocse esorta ad affrontare con un nutrito programma di riforme, anche istituzionali, e che porta il suo segretario generale Angel Gurria a concluderne che «l’economia italiana è ufficialmente in stallo». La litania è quella di sempre: debito pubblico troppo alto, sistema bancario troppo esposto, reddito pro-capite e livelli occupazionali troppo differenti tra Nord e Sud. In più, un «sistema fiscale e previdenziale che aggrava tali disparità». La ricetta di Gurria, che ha presentato il rapporto al ministro Tria, è netta: eliminare quota 100 per liberare 40 miliardi fino al 2025, un valore vicino al 2 per cento del Pil.
Tria minimizza: «L’Ocse ha segnalato semplici criticità»
A fronte di un giudizio cosi tranchant, a Tria non è restato che tentare un’ardita arrampicata sugli specchi. Nella nota del Mef diffusa dopo il confronto con Gurria si legge che la valutazione dell’Ocse sul reddito di cittadinanza «è positiva, ove inteso non come uno strumento assistenziale bensì come misura di politica attiva del lavoro». I rilievi avanzati nel rapporto vengono derubricate da Tria a semplici «criticità in termini di disparità di reddito e condizioni sociali tra Nord e Sud» dell’Italia. Quanto a quota 100, il nostro ministro dell’Economia ne ha evidenziato il carattere di «misura temporanea» e «sperimentale» finalizzata ad eliminare i «problemi di transizione» sul mercato del lavoro creati dalla riforma Fornero. Una difesa destinata a non fare breccia se poco prima era stato lo stesso Gurria a dire, da ex ministro, «che non c’è niente di più permanente di una misura temporanea».
2 Aprile 2019 — Di quelli che hanno votato e voluto questo governo, non sono solo io che abbiamo capito che questi non cambieranno nulla! E vista la loro incapacità possono fare cose che aumenteranno la nostra velocità verso la rovina del paese. Per cui basta alle facili deduzioni e constatazioni e chiediamo subito le dimissioni del governo, poi affari correnti (no tecnico) e alle urne a Maggio, senza campagna elettorale, perchè di essa io ne ho le palle piene, e voi? Per altro, a disposizione. Se niente: Dio Dio perchè non ritorni e fai come hai fatto quando c eri: diluvio, la peste, il fuoco a Sodoma e Gomorra,…
Non è la prima volta che le Istituzioni all’estero fanno previsioni negative sull’Italia: la guerra economica continua!