Fonsai, Giulia Ligresti prosciolta: “Dopo sei anni, finalmente la verità”
«Finalmente dopo più di sei anni, si è arrivati alla verità. E stata durissima, ma non ho mai smesso di lottare e di avere fiducia nella giustizia, nonostante sia stata messa in carcere, con tutto ciò che ne consegue, da innocente». Così Giulia Ligresti commenta la sentenza con cui la corte d’Appello di Milano ha revocato il suo patteggiamento e l’ha prosciolta dall’accusa di aggiotaggio e false comunicazioni sociali riguardo al bilancio del 2010 della compagnia assicuratrice Fonsai.
I giudici della corte d’Appello di Milano hanno accolto la richiesta avanzata dai difensori Gian Luigi Tizzoni e Davide Sangiorgio di revisione della sentenza definita nel 2013 a Torino, nell’ambito dell’inchiesta Fonsai, con un patteggiamento a due anni e otto mesi.
Una possibilità offerta dopo che la sentenza di assoluzione, per gli stessi fatti, nei confronti del fratello Paolo è diventata definitiva rendendo “inconciliabile” le due sentenze, vista la pronuncia passata in giudicato il 29 ottobre scorso che dichiara l’insussistenza del fatto.
La richiesta di sospensione della pena già accolta a novembre dalla stessa Corte d’appello di Milano aveva permesso alla Ligresti di lasciare San Vittore dopo tre settimane dietro le sbarre. Oggi i giudici della quinta sezione penale entrano nel merito revocando il patteggiamento e decidendo per il proscioglimento. La revisione consente all’imputata di riottenere anche 20mila euro, cifra pagata come multa.
La figlia dell’immobiliarista Salvatore, morto a maggio, era finita in carcere il 19 ottobre scorso dopo che il giudice del tribunale di sorveglianza di Torino aveva respinto la proposta di un percorso di messa alla prova alternativo alla detenzione rendendo così efficace, dopo cinque anni, il patteggiamento.
Giulia Ligresti era già stata arrestata il 17 luglio 2013 insieme alla sorella Jonella e al padre con l’accusa di aggiotaggio e falso in bilancio di Fonsai. Dopo circa un mese (28 agosto) con una perizia medica, aveva ottenuto di poter lasciare il carcere di Vercelli e attendere ai domiciliari il processo. L’allora ministro della Giustizia Anna Maria Cancellieri fu travolta dalle polemiche per essersi interessata del caso. E nuove discussioni aveva sollevato la ricostruzione giornalistica – sempre smentita dalla difesa e dall’ordinanza di Torino – che l’imprenditrice avesse chiesto di fare la ‘pr’ per il suo percorso di messa alla prova. Dopo quasi sei anni e circa due mesi complessivi in carcere, si chiude così la lunga e complicata storia giudiziaria di Giulia Ligresti la cui fedina penale torna immacolata, anzi potrebbe chiedere un risarcimento per ingiusta detenzione.