Fca paga 110 milioni di dollari agli azionisti per aver mentito sul dieselgate
Sbandiera a destra e a manca di aver devoluto in beneficienza circa 24 milioni di euro per lucidare a smalto la propria responsabilità sociale ma, poi, negli Stati Uniti, Fca, Chrysler Automobiles patteggia e concorda di pagare 110 milioni di dollari, ai propri azionisti che le hanno fatto causa accusandola di aver fornito informazioni fuorvianti sullo scandalo del dieselgate e sul mancato rispetto delle severe norme americane.
E’ l’agenzia Bloomberg a svelare l’imbarazzante faccenda proprio il giorno in cui Fca Foundation, la fondazione creata da Fiat Chrysler Automobiles, si pavoneggia sui media per aver finanziato il nuovo portale della scienza voluto dal Cern, il laboratorio per lo studio della fisica delle particelle di Ginevra «uno degli impegni del gruppo a favore della responsabilità sociale d’impresa con l’obiettivo di stabilire un equilibrio tra le esigenze economiche e i bisogni della collettività». Bisogni che, fra l’altro, sarebbero pure quelli di non respirare il diesel delle auto taroccate dalle aziende produttrici per passare indenni i controlli sull’inquinamento.
Un gruppo di investitori, rivela Bloomberg, ha fatto causa a Fca, accusando l’azienda di automotive di aver dichiarato falsamente di rispettare le regole sulla sicurezza americane: quando poi Fca ha rivelato di non aver condotto i richiami necessari in modo adeguato, i titoli hanno perso valore. Facendo imbufalire gli azionisti che hanno fatto causa all’azienda. Di qui la decisione degli azionisti di citarla per danni e la scelta, di Fca, di patteggiare il pagamento di 110 milioni di dollari.
Ma la faccenda è tutt’altro che chiusa: il patteggiamento deve essere prima approvato da un giudice federale.
Il patteggiamento con gli azionisti usa segue quello raggiunto da Fca con le autorità federali e statali degli Stati Uniti e, anche l’intesa con i consumatori che avevano messo in piedi una class action. In quel caso Fca ha sborsato 800 milioni di dollari per mettere fine alle contestazioni e tacitare lo scandalo esploso nel gennaio del 2017 in seguito all’accusa formulata da parte dell’Epa, l’Agenzia americana per l’ambiente. Con buona pace della responsabilità sociale e dei «bisogni della collettività».