Né “Sì Tav” né “No Tav”. Sui binari del governo arriva la beffa: una mini Tav che fa felici M5S e Lega
Spunta la mini Tav, un compromesso. Non perdere i finanziamenti comunitari, evitare il referendum (consultazione delicata che potrebbe ricadere sotto elezioni europee) o un difficile passaggio parlamentare e soprattutto non dare un pessimo segnale agli investitori internazionali che, come ha fatto notare qualche giorno fa il ministro dell’Economia Giovanni Tria, potrebbero spaventarsi per il dietrofront miliardario dell’Italia sulle grandi opere. Sono i motivi che stanno spingendo il presidente del Consiglio Giuseppe Conte a lavorare a un compromesso sulla Tav attraverso l’elaborazione di un progetto, come anticipato da Affaritaliani.it, di un’opera ridotta. Una mini-Tav (con risparmi che potrebbero superare il miliardo di euro, con meno stazioni sul tratto italiano) che potrebbe consentire al M5S, contrario alla costruzione e alla Lega, favorevole invece all’infrastruttura, di superare l’impasse che rischia di far saltare il governo.
«L’opera non si può bloccare: mi occuperò io della revisione», ha detto il presidente del Consiglio ai due vicepremier. Il compromesso da un lato vedrebbe Conte intenzionato ad avocare a sé il progetto, dandosi sei mesi di tempo per ridiscuterne i dettagli e le varianti con la Francia e la comunità locali. Questa exit strategy dell’ultim’ora salverebbe i 300 milioni di finanziamento dell’Unione europea e sbloccherebbe i bandi di Telv, la società pubblica italo-francese che sovrintende la costruzione della Torino-Lione, sospesi dal ministro alle Infrastrutture Toninelli.
I numeri
Ora diventano determinanti le valutazioni sulle penali e sui rimborsiProprio per quanto riguarda le penali l’Avvocatura dello Stato avrebbe parlato di 1,7 miliardi di euro; ai quali aggiungere i costi di adeguamento del Frejus per 1,5 e di chiusura dei cantieri per 400 milioni. Il tutto per un totale di 3,6 miliardi. Lo leggiamo su Tgcom24
Terminare la Torino-Lione all’Italia costerebbe ancora 4,7 miliardi, tre per la tratta internazionale (5,7, invece, sono a carico di Francia e Ue) e 1,7 per la tratta piemontese che comprende una galleria di 16 chilometri e la stazione di Susa. Nell’ipotesi “mini-Tav”, suggerita dalla Lega, e cioè congelando l’adeguamento della tratta italiana, si scenderebbe a 3.
I nuovi calcoli rispetto all’incremento di passeggeri e merci, come anticipa La Stampa, “porterebbero i benefici da 2,5 a 1,5 miliardi e il vantaggio sulle esternalità (inquinamento atmosferico e acustico, cambiamenti climatici, incidentalità) scenderebbe di poco sotto il miliardo, mentre la riduzione della congestione sulle strade garantirebbe all’Italia mezzo miliardo”.
Ma, nel tirare le somme, non è finita. «Tra i costi resterebbero – continua La Stampa– i 4,6 miliardi di minori introiti per lo Stato dai mancati pedaggi autostradali e dalle accise sulla benzina».