La Champions di Di Francesco e Allegri: o l’approdo ai quarti o l’addio

4 Mar 2019 13:00 - di Tano Canino

Per Eusebio Di Francesco e Massimiliano Allegri è l’ultima chiamata. La chiamata Champions. È il dentro o fuori per entrambi. L’allenatore della Roma mercoledì sera (diretta Sky e Rai 1) si gioca stagione e panchina al do Dragao, lo stadio dei dragoni bianco-azzurri del Porto, dopo aver rimediato un bruciante tre a zero nel derby contro i cugini laziali. I giallorossi partiranno dal 2-1 in loro favore scaturito all’Olimpico grazie a un’invenzione e a una ribattuta del loro nuovo gioiellino Nicolò Zaniolo. Ma i portoghesi, che hanno segnato un gol all’Olimpico, hanno la possibilità di passare il turno anche con l’uno a zero. Questo significa solo che non sarà una scampagnata ma, una battaglia campale per i giallorossi. La squadra di Di Francesco è apparsa stanca, svuotata e senza idee. Soprattutto con un gap in difesa, traballante e perforabile a causa probabilmente di un centrocampo che non riesce più a fare quel filtro che gli riusciva scorso anno. Ci vorrà una grande prestazione per uscire indenni da Porto. Prestazione alla quale è chiamata anche, la prossima settimana, la Juventus di Max Allegri. Messo in bacheca l’ottavo scudetto di fila (record europeo) con la vittoria al San Paolo di Napoli, la Juve di Cristiano Ronaldo e Paulo Dybala dovrà adesso concentrarsi sul ritorno allo Stadium del match con l’Atletico Madrid del Cholo Simeone. Il 2-0 patito a Madrid brucia ancora parecchio. Le tossine non sembrano smaltite. Ribaltarlo, segnando tre reti senza subirne sarà difficilissimo. Ma, alla loro squadra anche i tifosi bianconeri (come i giallorossi) chiedono anzitutto una prestazione di carattere. Chiedono voglia, determinazione e attacco, non la ragnatela inutile di passaggi all’indietro e l’attendismo esasperante che ha consentito ai biancorossi madrileni di verticalizzare le loro giocate. Del resto, quando hai in squadra una batteria di campioni di quel calibro non puoi neppure apparire rinunciatario. Soprattutto in Champions dove la vittoria, alla squadra di Agnelli, Nedved e Paratici manca da 22 anni. Per questo Allegri sa bene che il 12 marzo a Torino non si giocerà solo l’accesso ai quarti. Si giocherà la panchina.

 

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