Diamanti, le banche non rimborsano i clienti truffati e scaricano sui dipendenti

7 Mar 2019 16:51 - di Redazione
Per la truffa dei diamanti pagano i dipendenti, le banche esitano a effettuare i rimborsi

Le banche che hanno raggirato i risparmiatori, soprattutto vip come Vasco Rossi, Federica PanicucciSimona Tagli, con la vendita dei diamanti sopravvalutati, esitano a rimborsare i clienti. E ad andarci di mezzo sono gli stessi dipendenti degli Istituti di credito, soprattutto direttori di filiali e consulenti, che dovevano fare il lavoro sporco. E che ora si trovano a dover affrontare processi e indagini.
«Il nostro legale si sta già occupando di 12 tra direttori di filiale e consulenti che hanno ricevuto avvisi di garanzia in 3 Regioni – rivela la First Cisl che chiama in causa l’Abi, l’Associazione Bancaria Italiana – Va subito messa fine all’assurda guerra tra poveri scatenata dal caso diamanti. I lavoratori bancari sono vittime al pari dei risparmiatori ma, di fronte alla ritrosia delle banche a effettuare i rimborsi, c’è chi prova a rivalersi sui dipendenti, a loro volta costretti a rivolgersi al sindacato per difendersi».

Con una spregiudicatezza pari solo alla faccia tosta con la quale gli Istituti bancari hanno rifilato i diamanti a prezzi gonfiati ai propri clienti, ora le banche cercano di chiamarsi fuori dalla vicenda lasciando i propri dipendenti con il cerino acceso in mano a fronteggiare quell’accusa di truffa e riciclaggio di denaro che ha coinvolto Banco Bpm, Unicredit, Intesa San Paolo, Mps e Banca Aletti oltre alle due società private, Diamonds Business Spa e Diamons Private Investment.

«Pretendiamo – tuona Riccardo Colombani, segretario generale di First Cisl – che le banche si assumano le loro responsabilità e rifondano immediatamente la clientela. E chiediamo che l’Abi impegni le proprie associate ad applicare in pieno al personale le garanzie contrattuali: le banche si astengano dunque da qualunque azione disciplinare nei confronti dei lavoratori, non tentino di rivalersi su di loro e li sollevino anticipatamente da ogni spesa legale, e questo perché non hanno alcuna ragione, titolo o causa per agire diversamente».

Già nel 2017, quando emise le prime sanzioni, l’Antitrust – ricorda il sindacalista – chiarì che i lavoratori che hanno effettuato le segnalazioni di investimento ai clienti non erano a conoscenza né della composizione del prezzo, né del reale andamento del mercato dei diamanti. I dipendenti, insomma, non hanno colpe, eppure, finché rimarrà un solo risparmiatore non soddisfatto perché la sua banca non è disponibile a rimborsarlo, ci sarà il rischio di procedimenti penali a loro carico».

«Ci attendiamo dall’Abi – avverte la First Cisl – una posizione chiara e risolutiva, perché non è tollerabile che chi lavora nelle aziende implicate nel caso diamanti debba rivivere l’incubo dei colleghi chiamati in giudizio per i bond subordinati delle banche risolte e per le azioni delle venete, quando molti risparmiatori tentarono di rifarsi sul personale di filiale, anziché sui veri responsabili dei disastri».

«Per i lavoratori che abbiamo assistito in quelle vicende – rivela il sindacato – ad oggi abbiamo avuto 45 archiviazioni dopo la presentazione delle memorie difensive, 15 sentenze di assoluzione e, quel che più conta, zero condanne. Che ora si pretenda di far ricadere la responsabilità delle vendite di diamanti sui dipendenti bancari ci sembra paradossale».

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