Nei licei romani perdura la censura sulle foibe. Negata la parola a un parlamentare di FdI. Interviene il ministro Bussetti
Trovare una scuola media superiore a Roma dove si onori la giornata del 10 febbraio con una conferenza sulle foibe e sull’esodo del popolo istriano e giuliano-dalmata è impossibile. Sono le stesse dirigenze scolastiche a fare muro. Lo dimostra quando accaduto al parlamentare di FdI Federico Mollicone, esponente del Comitato 10 febbraio, il quale, invitato dagli studenti, si è visto negare la parola con motivazioni ridicole: per par condicio deve parlare anche uno di sinistra, è stato detto. Oppure è stato detto che ci sono le elezioni in Abruzzo e quindi non era il caso di parlare di foibe… O ancora è stato detto che gli invitati a parlare non sono storici di professione. Scuse per perpetuare una censura della memoria che dura da decenni. Una memoria che può essere oltraggiata dal negazionismo di alcune iniziative dell’Anpi ma che non può essere tenuta viva con innocue conferenze agli studenti romani.
“Come parlamentare – racconta Mollicone, che sulla vicenda ha preannunciato un’interrogazione – mi è stato vietato di entrare in diversi licei romani – Peano, Farnesina, Albertelli, Newton – in particolare all’interno del Cavour con scuse ridicole come le elezioni in Abruzzo. Chiedo pertanto al ministro Bussetti di intervenire a tutela delle prerogative dei parlamentari ma soprattutto del rispetto della legge 92 del 30 marzo 2004 che istituisce la il 10 Febbraio come ‘Giornata del Rircordo’ e che prevede la commemorazione della tragedia degli italiani e di tutte le vittime delle foibe, dell’esodo degli istriani, dei fiumani e dei dalmati italiani dalle loro terre durante la Seconda guerra mondiale”.
Il ministro dell’Istruzione Marco Bussetti, venuto a conoscenza della vicenda, ha chiesto che, nel rispetto dell’autonomia scolastica, venga offerta agli studenti piena conoscenza di una pagina dolorosa della storia italiana. “Per questo – ha continuato il ministro – trovo incomprensibile qualsiasi atteggiamento di chiusura rispetto a eventi, incontri, dibattiti, proiezioni di film e quant’altro possa contribuire a favorire la conoscenza di quei fatti. Parlare delle persecuzioni contro gli italiani non è propaganda politica ma un dovere morale oltre che una necessità didattica per conoscere e comprendere il corso della Storia”. “Nessuna pagina della storia deve essere ‘negata’ perché sgradita – aggiunge Bussetti – Il negazionismo va sempre rigettato. Nel caso delle foibe e delle persecuzioni anti-italiane sul confine orientale, abbiamo il dovere di ricordare una vicenda particolarmente dolorosa e cruenta del Novecento. Migliaia di persone furono uccise in quanto italiane, senza colpa. Per lo stesso motivo, centinaia di migliaia di uomini e di donne hanno dovuto abbandonare quelle terre e tutto quello che avevano per rifugiarsi all’interno dei nuovi confini nazionali. Una catastrofe. Cancellare o minimizzare questa vicenda storica significa oltraggiare nuovamente le vittime di allora e i loro discendenti. Non sarebbe giusto”.