Foibe, la faccia tosta dello “storico” sponsorizzato dall’Anpi: a chi mi accusa dico “me ne frego”

5 Feb 2019 19:13 - di Redazione

Con un po’ di ritardo l’Anpi nazionale si dissocia dal convegno di Parma dove si racconterà che la foiba di Basovizza è un “falso storico” e dove si dirà che la vicenda di Norma Cossetto è tutt’altro che chiara… Un convegno che è qualcosa di più che revisionista. Siamo nell’ambito del negazionismo puro. Al punto che c’è stato chi, come il ministro Salvini e come Fratelli d’Italia, si è chiesto per quale ragione si dovrebbero dare risorse pubbliche ad associazioni come l’Anpi che danno voce a cotanti cervelli… Le critiche all’Anpi si susseguono da due giorni, e il sindaco di Parma Federico Pizzarotti, ex grillino, si è sentito in dovere di difendere i partigiani d’Italia: diciamo no al negazionismo, ha scritto su Fb, ma non tiriamo in mezzo l’Anpi.

Ma ora scendono in campo anche gli “storici” accusati di negazionismo. Sandi Volk, ricercatore, ha scritto una lettera aperta a Matteo Salvini in cui rifiuta l’etichetta di negazionista: “Siamo gli unici a fare vera ricerca sul tema. Personalmente mi occupo da anni di raccogliere i nomi (dato che non esiste un elenco ufficiale) delle persone alla cui memoria ogni 10 febbraio vengono assegnati i riconoscimenti”.  Per concludere così: “Al Ministro degli Interni ho da dire solo un bel – e credo che apprezzerà – ‘me ne frego’ delle sue contumelie. Perché se una volta mi facevano arrabbiare ora le considero scontate, il ripetersi di un copione, che non fa che confermare che quanto sto e stiamo facendo è giusto e sta dando risultati. Visto che di ‘negazionisti’ ce n’è sempre di più e sempre più autorevoli e che pian pianino la realtà sulle fandonie che vengono raccontate ogni 10 febbraio si sta facendo sempre più strada”.

Anche Alessandra Kersevan, altra sedicente “storica”, entra nella polemica non certo in punta di piedi: “Fino a qualche anno fa si parlava di 50mila, adesso nessuno si spinge a parlare di più di 10mila infoibati. Anche se in realtà sono molti di meno”. Per poi sentenziare: “l’esercito di Tito non fu responsabile delle foibe”. Secondo Kersevan “l’esercito di liberazione jugoslavo non ha mai infoibato nessuno, non c’è nemmeno un documento che attesti questo. Quei fatti nella maggioranza dei casi sono stati frutto di vendette personali”.

Raoul Pupo, professore di Storia contemporanea all’Università di Trieste, uno dei massimi conoscitori del fenomeno delle foibe e dell’esodo, commenta così le esternazioni di questi personaggi che fanno solo propaganda delle tesi della storiografia ufficiale jugoslava e di quelle della sinistra più becera: “Questi sedicenti storici usano molte frasi ad effetto. Dietro le frasi ad effetto, che sono fatte per provocare, c’è una realtà complicata. Noi sappiamo abbastanza bene quello che è successo a Basovizza perché abbiamo molte testimonianze. Che sono attendibili e che parlano di una strage, cioè dell’uccisione di alcune centinaia di persone. Non abbiamo, però, l’evidenza dei corpi del delitto, perché i recuperi sono sempre falliti”.

 

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