Gli Uffizi a brutto muso alla Germania: “Restituiteci quel quadro rubato”

1 Gen 2019 17:20 - di Augusta Cesari

Una querelle una volta tanto in nome dell’arte. Gli Uffizi dichiarano “guerra” alla Germania. “Un appello alla Germania, per il 2019: ci auguriamo che nel corso di quest’anno possa essere finalmente restituito alle Gallerie degli Uffizi di Firenze il celebre ‘Vaso di Fiori‘ del pittore olandese Jan van Huysum, rubato da soldati nazisti durante la Seconda Guerra Mondiale e, attualmente, nella disponibilità di una famiglia tedesca che, dopo tutto questo tempo, non l’ha ancora reso al museo, nonostante le numerose richieste da parte dello Stato italiano”. A lanciare l’appello, diffondendolo anche attraverso internet (sul sito degli Uffizi e sui profili social del complesso museale), è oggi, primo giorno del nuovo anno, lo stesso direttore tedesco degli Uffizi, Eike Schmidt.

Il dipinto in questione è un capolavoro di Jan van Huysum (Amsterdam 1682-1749), pittore di nature morte di grandissima fama: si tratta di un olio su tela, cm 47 x 35, appartenente alle collezioni di Palazzo Pitti fin dal 1824, quando fu acquistato dal granduca lorenese Leopoldo II per la Galleria Palatina appena fondata. Una riproduzione in bianco e nero del “Vaso di Fiori” di van Huysum (realizzata da Alinari), è da oggi simbolicamente e polemicamente esposta nella Sala dei Putti a Palazzo Pitti, corredata da cartelli con la scritta “rubato” in tre lingue, italiano, inglese e tedesco. “Saremo ben lieti di rimuovere questa memoria fotografica – conclude Schmidt – quando agli Uffizi sarà restituito l’originale”.

Una storia rocambolesca

Per oltre un secolo restò esposto nella sala dei Putti, insieme ad altre nature morte olandesi realizzate dai massimi artisti del ‘600 e ‘700, tra i quali Rachel Ruysch e Willem van Aelst; nel 1940, quando all’inizio della guerra la reggia fu evacuata, il quadro venne portato nella villa medicea di Poggio a Caiano. Nel 1943 fu spostato nella villa Bossi Pucci, sempre a Firenze, fino a quando militi dell’esercito tedesco in ritirata lo prelevarono insieme ad altre opere per trasferirlo a Castel Giovio, in provincia di Bolzano. La cassa in cui si trovava il “Vaso di Fiori” di Palazzo Pitti venne aperta: l’opera trafugata finì in Germania, dove se ne persero le tracce. Ricomparve solo decenni dopo, nel 1991, poco dopo la riunificazione tedesca: da allora, vari intermediari hanno tentato più volte di mettersi in contatto con le autorità in Italia chiedendone un riscatto. Una richiesta di tale assurdità che recentemente, dopo l’ultima oltraggiosa offerta, la procura di Firenze ha aperto un’indagine: il quadro infatti è già di proprietà dello Stato Italiano, e pertanto non è alienabile né acquistabile.

Sgarbi: “Importante che a richiedere il quadro sia un tedesco

“La Germania dovrebbe abolire la prescrizione per le opere rubate durante il conflitto e fare in modo che esse possano tornare ai loro legittimi proprietari”, osserva Schmidt, sottolineando che “per la Germania esiste comunque un dovere morale di restituire quest’opera al nostro museo: e mi auguro che lo Stato tedesco possa farlo quanto prima, insieme, ovviamente, ad ogni opera d’arte depredata “.

Plaude alla perentoria richiesta Vittorio Sgarbi: “Mi sembra un’ottima richiesta ed è importante che a farla sia un tedesco, consapevole dell’importanza di restituire un’opera d’arte al suo Paese d’origine”. “Le opere devono stare dove si trovavano originariamente e un cittadino tedesco che abbia il senso della storia non può consentire che resti in Germania una cosa sottratta agli Uffizi”, ha evidenziato Sgarbi.

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