Pedofilo ucciso: indagato il padre delle ragazzine violentate. Una si suicidò a 15 anni
Due uomini sono stati arrestati per l’omicidio di Giuseppe Matarazzo, il pedofilo 45enne ucciso il 19 luglio a Frasso Telesino, nel Beneventano, un mese dopo essere uscito dal carcere, dove doveva scontare 11 anni e sei mesi per violenza sessuale ai danni di due ragazze minorenni, una delle quali poi si suicidò. I fermati sono un 55enne di Sant’Agata dei Goti e un 30 di San Felice a Cancello, in provincia di Caserta. I due sono accusati di omicidio premeditato, detenzione e porto d’armi abusivo in luogo pubblico. Sono considerati gli esecutori materiali del delitto, mentre come mandante è indagato il padre delle due ragazze.
«Gravi indizi di colpevolezza»
A carico dei due uomini, secondo gli inquirenti, esistono gravi indizi di colpevolezza. In particolare, gli investigatori hanno svolto delle indagini molto complesse, incrociando le dichiarazioni dei testimoni, che fornirono indicazioni generiche su un’auto presente in zona al momento dell’omicidio, con una mappatura Gps, che ha permesso di individuare l’auto e tracciarne i movimenti. Le indagini tradizionali e le intercettazioni hanno completato il quadro indiziario, mentre sono in corso accertamenti patrimoniali per suffragare l’ipotesi che i due (ma si cercano almeno un altro uomo che avrebbe partecipato all’agguato ed eventuali intermediari) abbiano effettivamente agito su commissione. Ciò che allo stato pare accertato è che tra gli arrestati e il pedofilo non esistevano contatti diretti. «La forza, in base alla legge e alla Costituzione, è prerogativa dello Stato. Nessuno può pensare di farsi giustizia da sé, così come non è pensabile aggiungere alla condanna irrogata e scontata la pena di morte», ha commentato il procuratore di Benevento, Aldo Policastro.
Le violenze e il suicidio della ragazzina
Matarrazzo, uscito dal carcere prima del tempo grazie ai benefici di legge, fu ucciso davanti casa. Da subito gli investigatori si sono orientati su un delitto legato al passato dell’uomo, un pastore vicino di casa delle vittime. In secondo grado, la pena gli fu aumentata da dieci a 11 anni e semi mesi, ma non fu riconosciuto il reato di istigazione al suicidio, come pure aveva chiesto la procura. A Matarrazzo gli investigatori arrivarono indagando proprio sul suicidio della ragazzina, che 15enne (era il 2008) si impiccò a un albero. Dalle testimonianze delle amiche emerse che l’adolescente si era infatuata di Matarrazzo e per due anni, essendo totalmente soggiogata dal pedofilo, ne aveva subito gli abusi. Fu sempre nel corso delle indagini che emerse che in precedenza il pastore aveva usato violenza anche alla sorella maggiore.
Sono quasi d’accordo col procuratore: se lo Stato fosse di diritto un povero cristo non dovrebbe farsi giustizia da solo. Chissà se al pover’uomo daranno le attenuanti che danno a delinquenti e risorse boldriniane?