Agente saudita esce dal consolato travestito con gli abiti di Khashoggi (video)

22 Ott 2018 23:44 - di Paolo Lami

Avevano preparato la trappola per Jamal Khashoggi talmente bene che avevano pensato perfino a far indossare gli abiti del giornalista dissidente a un uomo, un agente saudita, che si fa riprendere dalle telecamere di videosorveglianza del consolato di Riad a Instanbul mentre esce sul retro dell’edificio consolare. Una messinscena arrogante e terribile che doveva servire a fare credere che Khashoggi fosse veramente uscito vivo dal retro del consolato saudita di Istanbul messa in atto, probabilmente, nei minuti in cui Khashoggi è, invece, sotto tortura o, forse, appena morto e smembrato all’interno della rappresentanza diplomatica, ucciso dal team di 15 killer, fra cui un medico anamopatologo dotato di un segaossa, inviati da Riad in Turchia per portare a termine la missione omicida. E’ la Cnn a svelare, con uno scoop, l’ennesimo capitolo di un caso che sta mettendo in imbarazzo la famiglia reale saudita e i suoi più stretti collaboratori e fiduciari pubblicando il filmato esclusivo ottenuto da un funzionario turco e realizzato dalle telecamere di sorveglianza delle forze dell’ordine.

E’ il 2 ottobre quando le telecamere di videosorveglianza del retro della sede diplomatica riprendono l’agente saudita mentre lascia il consolato di Riad a Istanbul: indossa gli abiti della vittima, una barba finta e gli occhiali.
L’agente saudita che si è prestato alla messinscena viene identificato dal funzionario turco come Mustafa al-Madani e lascia il consolato saudita usando la porta sul retro. Secondo gli inquirenti turchi, lo stesso uomo con indosso gli abiti di Khashoggi è stato visto nella Moschea Blu di Istanbul poche ore dopo che il giornalista era entrato nel consolato.

Si arricchisce, dunque, di ora in ora di macabri particolari la vicenda di Jamal Khashoggi, giustiziato dopo essere stato torturato, all’interno della rappresentanza diplomatica saudita nella capitale turca.

Il video che la Cnn pubblica in esclusiva mostra l’uomo, riconosciuto dal funzionario turco come Mustafa al-Madani ancora vestito con l’abbigliamento di Khashoggi, che entra in un bagno pubblico vicino alla Moschea Blu nel quartiere Fatih di Istanbul e poi ne riesce, con i suoi stessi vestiti nel tentativo di mescolarsi tra la folla.

Nel frattempo la polizia turca ha trovato un’auto impolverata con targa diplomatica “abbandonata” in un parcheggio privato di Istanbul, auto i cui numeri di targa, 34 CC 1736, secondo il portale del giornale turco Hurriyet, indicano che appartiene al consolato saudita e che è uno dei mezzi visti all’estero della rappresentanza diplomatica nel giorno della scomparsa del giornalista Jamal Khashoggi.
Fonti della polizia turca hanno confermato a Hurriyet che si tratta di una Mercedes nera ritrovata nel distretto di Sultangazi. La notizia viene riportata anche dal portale del giornale filogovernativo Sabah, secondo cui la macchina è stata parcheggiata per diversi giorni dopo la scomparsa di Khashoggi. Gli inquirenti turchi potranno, comunque, esaminare l’auto diplomatica solo con l’autorizzazione saudita, ricorda Hurriyet. All’interno, sul cruscotto dell’auto, vi è un foglio bianco con la scritta pennarello di un numero di telefono di un operatore cellulare dell’area turca di Cipro, la Kuzey Kibris Turkcell: 0533 626 80 64.

Il ritrovamento dell’auto origina, probabilmente, anche dagli esiti degli interrogatori serrati che gli inquirenti turchi stanno svolgendo per fare luce sulla scomparsa di Khashoggi.
Cinque dipendenti turchi del consolato saudita a Istanbul sono stati ascoltati oggi in qualità di testimoni, rivela il portale del giornale filogovernativo turco Sabah, che cita fonti giudiziarie.
Altre 17 persone, fra cittadini turchi e stranieri, secondo Hurriyet, dovrebbero essere ascoltate nei prossimi giorni mentre la scorsa settimana erano già stati sentiti 23 dipendenti del consolato.
Sabah rivela anche, pubblicando un video, che proprio il giorno successivo alla scomparsa di Khashoggi alcuni funzionari del consolato hanno bruciato in un barile in giardino alcuni documenti.

Ma in mano agli investigatori turchi ci sono anche altri elementi che mettono sempre più all’angolo il regime saudita e, in particolare, il principe, da tutti oramai ritenuto il vero dominus dell’operazione omicida: quattro telefonate sarebbero arrivate all’ufficio del principe ereditario saudita Mohammed bin Salman dal consolato saudita a Istanbul il 2 ottobre, il giorno della scomparsa di Jamal Khashoggi.

Maher Abdulaziz Mutreb, sospettato di essere alla guida della “squadra” di 15 killer sauditi che erano all’interno del consolato il 2 ottobre, ha chiamato Badr Al Asaker, capo dell’ufficio privato di Mohammed bin Salman, «quattro volte», rivela il giornale turco Yeni Safak, dopo la “colluttazione” che si è svolta all’interno del consolato.
Il giornale turco precisa di aver ottenuto informazioni secondo cui Mutreb – che in passato ha spesso viaggiato all’estero con il principe ereditario – ha utilizzato il suo telefono cellulare per chiamare Asaker «almeno quattro volte dopo l’uccisione» di Khashoggi. E’ anche emerso che Mutreb, aggiunge Yeni Safak, ha contattato un numero americano che si ritiene possa essere dell’ambasciatore saudita a Washington, Khaled bin Salman.
Insomma un pasticcio incredibile per cercare di schermare l’omicidio appena compiuto lasciandosi, invece, dietro, prove su prove.

Sul fronte internazionale oramai l’Arabia Saudita e la famiglia reale sono completamente isolate.
Il ministero degli Esteri tedesco ha convocato l’ambasciatore saudita a Berlino per discutere dell’uccisione del giornalista Jamal Kashoggi e il premier italiano Giuseppe Conte ha avvertito l’Arabia Saudita che «l’Italia attende risposte che siano credibili, perchè il caso è molto preoccupante. L’Italia non è insensibile, il fatto è molto grave ma vorremo avere contezza di tutti gli elementi prima di valutare con i partner, parlo di Europa ma anche di Trump. Il caso non può terminare con versioni non esaurienti»

E mentre continuano a piovere le defezioni sulla “cosiddetta Davos del deserto”, la conferenza sugli investimenti in programma da domani al 25 ottobre in Arabia Saudita, organizzata dal principe – anche l’amministratore delegato della Siemens, Joe Kaeser, si aggiunge alla lunga lista delle personalità del mondo della politica e l’economia che hanno annullato la loro partecipazione alla conferenza – il sito web dell’evento è diventato improvvisamente irraggiungibile.
L’homepage del portale futureinvestmentinitiative.com mostra il messaggio “Non trovato”.
La tv satellitare al-Jazeera segnala la possibilità di un attacco hacker al sito web del forum. Già nei giorni scorsi – sull’onda dello sdegno per il caso Jamal Khashoggi – ministri, ad di importanti gruppi bancari, big della finanza e le più importanti testate internazionali hanno annunciato che non avrebbero partecipato alla conferenza voluta dall’erede al trono al trono saudita, il principe Mohammed bin Salman.

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