Pedopornografia in Vaticano: monsignor Capella si dichiara colpevole

22 Giu 2018 19:48 - di Redazione

Ha ammesso le sue responsabilità rispetto alle accuse di detenzione e scambio di materiale pedopornografico, con l’aggravante dell’ingente quantità; ha ricondotto il suo comportamento a una crisi personale dovuta al trasferimento da Roma a Washington; ha cercato di ridimensionare i fatti contestualizzandoli in una fase precisa della sua vita ecclesiastica. È questa la sintesi dell’interrogatorio cui è stato sottoposto monsignor Carlo Alberto Capella davanti al Tribunale Vaticano. L’udienza nel pomeriggio è durata due ore e mezzo e oltre all’imputato – recluso in Penitenzieria – sono stati sentiti anche due testimoni: un ingegnere informatico della Gendarmeria Vaticana e il medico psichiatra che ha in cura il religioso, interrogato sia dal promotore di giustizia che dal suo avvocato di fiducia, Roberto Borgogno, che al termine ha parlato di “ammissione di determinati fatti, da ridimensionare rispetto a quanto uscito sui media e da ricondurre alla loro giusta dimensione”. Per domani, il presidente Giuseppe Dalla Torre ha convocato la nuova udienza e potrebbe già esserci la sentenza.

Il monsignore ha scambiato centinaia di foto in chat

Monsignor Capella deve rispondere in particolare di un ingente materiale pedopornografico – quantificato tra le 40 e le 55 immagini fra video, foto e disegni – scambiate attraverso alcune chat bilaterali tenute con altri utenti del sito Tumblr, che il religioso avrebbe non solo richiesto e ricevuto ma anche a sua volta inviato e diffuso. Già in fase istruttoria, monsignor Capella aveva collaborato con i giudici ammettendo le sue responsabilità, giustificando ora il suo comportamento con una crisi personale dopo che lui – emiliano di Carpi, già viceparroco a Milano e poi nel servizio diplomatico della Santa Sede – era stato trasferito nel 2016 dalla Segreteria di Stato Vaticana alla nunziatura di Washington, provocandogli “un conflitto interiore, un senso di vuoto e di inutilità, senza amici né referenti in un contesto nuovo” e scatenando nel tempo “una crisi” che lo ha portato a compiere “atti compulsivi di consultazione impropria su Internet”, prima “sottovalutati” ma di cui ora lui stesso dice di provare “ripugnanza”. Domani, l’udienza convocata alle 10 prevede le richieste del promotore di giustizia, l’arringa dell’avvocato difensore e la camera di consiglio, per una sentenza attesa a breve e che potrebbe arrivare addirittura nella stessa giornata.

 

Commenti

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  • Giuseppe Forconi 23 Giugno 2018

    Ma possibile che don Francesco ancora non ha capito che deve dare il benestare ai suoi preti di sposarsi, se non lo fa’, questa pedofilia e pornografia non finira’ mai. Sono uomini anche loro.

    • IoSono 23 Giugno 2018

      giustifico la pornografia ma non la pedofilia

  • sergio 22 Giugno 2018

    un individuo del genere come fa ad essere ancora Monsignore? Cosa dice Bergoglio?